L’ANALISI – LOCATELLI «NON REGISTA» È UNA DEMINUTIO IN QUESTA JUVENTUS

 



Di Stefano Dentice

Il centrocampo della Juventus, soprattutto in questa stagione, rappresenta il vero e proprio tallone d’Achille per Massimiliano Allegri. In qualsiasi squadra di calcio, di qualunque categoria, il reparto più importante per antonomasia è proprio la linea mediana. Ai nastri di partenza, appunto in riferimento al centrocampo, Pogba e Fagioli avrebbero dovuto aumentare sensibilmente il livello qualitativo dell’organico a disposizione di Max Allegri e, segnatamente, della mediana bianconera. Poi, per le note vicissitudini, il francese e il classe 2001 di Piacenza non hanno potuto rendersi utili alla causa della Vecchia Signora. Ed ecco che in totale assenza di valide alternative, complice anche un mercato povero specialmente in quella zona di campo, l’allenatore labronico ha dovuto affidare le chiavi della terra di mezzo, nel suo 3-5-2, a Manuel Locatelli. Proprio l’impiego «forzato» del numero 5 in cabina di regia ha creato e sta creando non pochi problemi a Madama, in particolar modo da febbraio a oggi, in fase di possesso e di sviluppo delle azioni offensive. Innanzitutto, l’ex centrocampista di Milan e Sassuolo non è nemmeno lontanamente paragonabile a un fuoriclasse assoluto, ma può essere solo considerato un buonissimo giocatore, niente di più. Inoltre, il suo vero ruolo è quello di mezz’ala in un centrocampo a 3 o a 5, oppure di mediano in un 4-2-3-1. Da regista, infatti, Locatelli evidenzia tutti i suoi limiti quando deve impostare o nelle situazioni in cui deve avviare le transizioni positive. Il suo difetto più grave lo si nota nella mancanza dei tempi di gioco quando deve smistare e muovere il pallone, spesso rallentando troppo la manovra sia in fase di costruzione, di sviluppo e nelle transizioni positive. Anche nell’ultimo match contro il Milan c’è stata un’azione in cui lui, completamente libero da marcature, ha temporeggiato eccessivamente e toccato la palla troppe volte prima di effettuare un passaggio di dieci metri per allargare il gioco sulla corsia destra. Questo, quindi, la dice lunga sulle sue caratteristiche tecnico-tattiche. In fase di non possesso, invece, è molto abile a schermare, a chiudere linee e traiettorie di passaggio e a recuperare svariati palloni. Il problema reale, dunque, è proprio la sua collocazione tattica «obbligata», visto che il suo sostituto naturale è Nicolussi Caviglia, calciatore più euclideo e con peculiarità specifiche molto vicine a quelle del playmaker, ma anche lui non è certo l’erede di Toni Kroos. Fra Serie A e Coppa Italia, in 37 presenze, Locatelli ha realizzato un gol ed effettuato 5 assist fino a questo momento. In tutta franchezza, un bottino magrissimo per un calciatore che in quella posizione di campo dovrebbe fare la differenza almeno in termini di assist. Ma purtroppo la realtà è lapalissiana: Manuel Locatelli «non regista» è una deminutio per questa Juventus che, con Nicolò Fagioli in quel ruolo, pensiero tattico che Allegri aveva in mente all’inizio dell’annata, quasi sicuramente avrebbe almeno sei-sette punti in più e, con ogni probabilità, giocherebbe un calcio qualitativamente superiore. È ovvio che tutti i detrattori di Allegri più incalliti restano convinti che persino con mister Orecchia, storico vice di Oronzo Canà ai tempi della Longobarda, Manuel Locatelli sarebbe diventato il più grande regista del mondo. Purtroppo, però, la verità è che in un centrocampo del tutto privo di valori tecnici di prima grandezza e, soprattutto, di caratteristiche tecnico-tattiche di un certo tipo, bisogna fare di necessità virtù, per forza di cose. Ognuno, e ci mancherebbe altro che non fosse così, vede e intende il calcio a suo modo. Ma negare l’evidenza, nascondendo la testa sotto la sabbia come fanno gli struzzi, è sinonimo di malafede e di scarsissima conoscenza della materia calcistica.


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