L’EDITORIALE – HABEMUS QUALIFICAZIONE CHAMPIONS
Di Stefano Dentice
Il tanto sospirato crisma
dell'ufficialità, quasi liberatorio per il popolo bianconero, è finalmente
giunto: la Juventus è aritmeticamente qualificata per la Champions
2024-2025 con due giornate d'anticipo. Grazie alla vittoria 2-1 dell’Atalanta a Bergamo, contro la Roma, malgrado l’umiliante
1-1 casalingo con la già retrocessa Salernitana, la Juve si
è guadagnata l’ingresso nella competizione europea per club più prestigiosa in
assoluto. La Vecchia Signora ha costruito la sua qualificazione alla
prossima Champions League mostrando due volti: quello granitico,
famelico e determinato visto fino alla ventunesima giornata, cinque mesi in cui
i bianconeri, per larghi tratti, hanno anche espresso un buonissimo calcio pur
vincendo dieci partite affetti da «cortomusite acuta» e una prima parte di
stagione in cui hanno quantomeno provato a impensierire l'Inter nella
lotta scudetto. Mentre dall'1-1 dell'Allianz Stadium con l'Empoli,
e dalla successiva sconfitta 1-0 a San Siro proprio contro l'Inter, Madama
ha avuto un crollo verticale spaventoso che ha prodotto una sfilza
impressionante di risultati sconfortanti e troppe prestazioni davvero
obbrobriose, dunque una squadra dal volto impaurito, sofferente e spento.
Nell'aver ottenuto l'obiettivo principale chiesto dalla società, raggiunto con
un organico qualitativamente inferiore rispetto a quello dei nerazzurri, del Milan
e del Napoli, pur non essendo di sicuro un'impresa eroica, spicca
comunque un uomo-simbolo che risponde a un nome e a un cognome: Dušan
Vlahović. Nel corso di quest'annata l'attaccante serbo, spesso e
malvolentieri, si è mangiato diversi gol come cioccolatini. In alcune occasioni
perchè la Dea Bendata lo ha beffato, in tante altre circostanze a causa di una
mancanza di spietatezza che deve essere necessariamente connaturata nel DNA di
un vero numero 9. Ma se l'ex bomber della Fiorentina non avesse
realizzato 16 reti in 31 presenze in Serie A, oggi, con
ogni probabilità, Danilo e compagni non si troverebbero al quarto posto
in classifica. Se Vlahović superasse i suoi limiti caratteriali e se
diventasse cinico davanti al portiere occuperebbe certamente un posto nella
"Top Ten" dei migliori attaccanti del mondo. Ma se non riuscirà a
colmare queste due lacune, difficilmente diventerà un fuoriclasse assoluto.
Secondo i «tatticologi» che si sono laureati con 110 e lode in «tatticologia»
all'università "Garra Charrúa" di «Adanilandia»,
nonostante il raggiungimento dell'obiettivo prioritario per il club bianconero,
Massimiliano Allegri merita ugualmente di essere crocifisso nella
famigerata "Sala Mensa" di fantozziana memoria. Ma anche se questi
illustri "professori" della tattica sono obnubilati dalla malafede e
dall'odio calcistico nei confronti dell'allenatore labronico, hanno comunque il
sacrosanto diritto di effettuare le loro illuminanti e inconfutabili analisi
che resteranno scolpite per sempre nelle «Tavole della Legge del Calcio».
Intanto, in attesa della finale di Coppa Italia dell'Olimpico di Roma
contro l'Atalanta in programma mercoledì 15 maggio, che in caso di
vittoria permetterebbe alla Juventus di alzare al cielo un trofeo dopo tre
anni, Max Allegri e i suoi, pur disputando un vomitevole girone di
ritorno, hanno comunque centrato l'obiettivo più importante di questa annata. Alla
faccia di tutti i saccenti anti-allegriani che erano convinti al 100% di non
conquistare la qualificazione nell'Europa che conta se la dirigenza non avesse
esonerato il tecnico livornese. «Spiaze» per loro. E Champions sia.



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