THIAGO MOTTA A LEZIONE DI JUVE TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE
Adoro lo
Juventus Museum, il luogo nato nel 2012 per celebrare la storia e i trionfi
della Juventus così come poter godere riassaggiando le esultanze e le festosità
che la tradizione vincente della Juventus ha regalato ai propri tifosi nel
corso della sua storia ultracentenaria. Il fatto che proprio nella travagliata
stagione 2022/2023, quella delle dimissioni del CDA e della penalizzazione di
Chinè, il JMuseum abbia stabilito il record di presenze rappresenta la prova del
nove che da un lato nulla può cancellare i fasti e la maestosità di un club così
esimio, come dall’altro ogni viaggio che parte dal passato per arrivare al
presente può essere enormemente proficuo. Un viaggio ad alto contenuto
emozionale quello che realizza chi transita per il JMuseum, proprio come quello
compiuto ieri da Thiago Motta con la sua passeggiata nel luogo che per
eccellenza rappresenta la storia bianconera, il suo DNA. Comprendere
l’importanza dei colori di un club per il quale si lavora rappresenta la pietra
angolare per la buona riuscita di ogni impresa. Tutto ciò che non capì Maurizio
Sarri, e non a caso, la sua esperienza alla Continassa durò un solo anno. Ecco
perché ritengo un passaggio estremamente importante per la nascita della nuova Juventus, e non un
qualcosa appartenente alla retorica, il “tour” compiuto ieri dallo staff
tecnico di Madama con la passeggia tra i miti bianconeri, compenetrandosi con l’ultracentenaria
storia di questo leggendario club. Un vero e proprio corso accelerato di
juventinità. “Dimmi e dimenticherò, mostrami e forse ricorderò, coinvolgimi e
comprenderò” diceva Confucio per spiegare l’importanza dell’’esperienza vissuta
e sperimentata. Esattamente ciò che ieri ha compiuto Motta, con questa full
immersion nella storia della Vecchia Signora. Uomo di calcio quest’ultimo che avendo
giocato in grandi club quali Barcellona, Inter, Paris Saint Germain sarà senza
ombra dubbio a conoscenza di cosa significhi militare in un club di grande
tradizione. Ciononostante, credo che l’esser stato messo di fronte a celebrità
del passato, così come ai più rilevanti “feticci” bianconeri, gli abbia fatto toccare con mano l’enorme responsabilità
gravante sulle sue spalle, ma non solo. Mi riferisco allo smisurato stimolo che
sono certo risuonerà nella testa di Motta fin da quando dirigerà il primo
allenamento da allenatore della Juventus: l’avere in futuro un posto al JMuseum,
regalandosi anch’esso la sua fetta di perennità. Non sarà impresa semplice riuscire
ad infondere alla sua nuova Juventus la mentalità che trasuda da quelle stanze ma
sono certo che l’essere cosciente che il fare qualcosa di rilevante in questo
club significhi realizzare qualcosa di perenne, che il tempo non potrà mai
spegnere, moltiplicherà in lui forze e impegno.



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