UN INCONTRO DAVVERO INASPETTATO

 



Di Marco Sanfelici

“Nostalgia canaglia” cantavano Romina Power e Al Bano quando Berta ancora filava e a Torino si poteva attraversare da un controviale all’altro, senza imbattersi in quella che in città si chiama Metropolitana Leggera. E di nostalgia si tratta se alla mente affiora un pensiero struggente di colui che ha incarnato fin da ragazzino il valore della juventinità. Non importa quanto tempo è passato, non ha senso ricollocare l’episodio nel suo contesto temporale: esso vive di vita propria, continuata, eterna. Perchè ci sono momenti che si fermano immobili, come se un regista occulto manovrasse la cinepresa impedendole di procedere oltre. Mi piace condividere con i lettori ciò che successe quella sera in via San Francesco da Paola. “Uscendo da una nota pizzeria del centro, ci incamminiamo per via Mazzini verso il centro più centro: la serata di fine giugno è tiepida ed invitante. Io e Liliana (chissà quante partite avremmo visto insieme, se un male bastardo non l’avesse portata via a 42 anni!) precediamo di pochi passi gli altri della comitiva, macerandoci a sacramentare sullo scudetto finito a “bagno” a Perugia. Proprio in questo momento, all’angolo di via S. Francesco da Paola, due signori ci vengono incontro con andatura decisa; riconosco immediatamente, nonostante la poca luce dei lampioni, uno dei due e mi viene d’istinto esclamare: “Siamo tristi, presidente!”. Boniperti si blocca, mi scruta attentamente, mi mette entrambe le mani sulle spalle e sbotta: “Perché siete tristi?” Non ci chiede chi siamo, non fa presentazioni rituali, va dritto al sodo, come fa chi è abituato ad evitare i fronzoli. “Ha visto come hanno preso a calci le regole, pur di farci perdere uno scudetto? E poi dicono a noi che rubiamo…” Butto lì con la rabbia che montava. Nel frattempo, gli altri ci raggiungono e riconoscendo il Presidente, mia suocera inizia a parlare di un amico ascolano ingaggiato alla Juventus, alla fine degli anni ’50. Ma la sofferenza che emanano i miei occhi e quelli di Liliana, hanno attirato completamente l’attenzione di Boniperti che, mai togliendomi le mani dalle spalle e con discreta pressione, riprende a parlare: “Sapesse signora quanto è difficile vincere uno scudetto!” e rivolgendosi verso di me: “Tu non sai cosa mi è capitato, una volta?” “Ho perso uno scudetto con 5 punti di vantaggio; e contro il Toro…” Non dimenticherò mai quel lieve incresparsi della sua voce all’atto di pronunciare quella parola bisillaba, che racchiude per ogni juventino un mondo “altro”, estraneo ed aborrito. “Come no, presidente, scherza? E ricordo pure che lei, in estate durante il ritiro di Villar Perosa, ad ogni giocatore che veniva a discutere l’ingaggio, faceva vedere un foglio sgualcito, sul quale era scritta la formazione della Juventus, l’ultima giornata a Perugia. Sia maledetta Perugia (calcisticamente parlando!) Entrava Causio e lei gli chiedeva: Barone, quanto vuoi? Presidente, 50 milioni (di lire!). Sul foglio lei leggeva: dunque tu vuoi 50 milioni; e l’ultima di ritorno ti sei fatto fregare da un certo…FROSIO!!! Chi è, FROSIO?? E tu vieni a chiedermi 50 milioni??? 30, non una lira di più! Poi entra Tardelli, che chiede 40 milioni e lei ritira fuori lo stesso foglio e tuona: all’ultima giornata ti sei fatto surclassare da un certo…CURI; chi è ‘sto CURI?? Vuoi 40 milioni? 25, nulla di più!!! Presidente, è vero che è andata così??” Mi lascia raccontare tutta la storia senza interrompere, ma si nota bene che sul suo volto è un crescendo di emozioni; il capo annuisce, fino a che la sua espressione esplode in un largo sorriso. Si volta verso mia suocera ed esclama: “Lo sa, signora, che ha un genero ben informato? Non ho mai fatto risparmiare tanti quattrini all’Avvocato, come quella volta!!!” La risata di gruppo che scoppia mi fa venire tuttora la pelle d’oca. E la presa sulle spalle si fa ancor più stritolante, ma mai dolore è stato più dolce! “Coraggio, ragazzi ché noi siamo la Juve” sono le ultime parole che ci rivolge “vedrete che il prossimo anno andrà meglio” “Il cielo ha voluto che la incontrassimo, grazie Presidente, ora ci crediamo di nuovo”. Boniperti però non può sapere, come noi del resto, che nel campionato successivo avrebbero preso ancora le regole a calci, questa volta in corsa e per una giusta causa: si trattava di non fare torto a nessuno. Dopo avere accontentato la Lazio di Cragnotti si doveva procedere con la Roma di Sensi. Film che non appartengono alla vita sportiva di Giampiero Boniperti, un giocatore, un dirigente ed un Presidente che ha il campo come riferimento. Da sempre e per sempre”. Riflessione finale: ogni volta che, nella concitazione dei dialoghi da social, a qualcuno viene in mente di profferire una delle frasi più stupide in assoluto: “Sono più juventino di te…”, gli consiglierei di prendere in mano una foto del Presidentissimo e di fare ammenda con un sincero pentimento, accompagnato dal proposito di non dire la frase mai più. Non si riceve assoluzione alcuna, ma si ritorna nei ranghi. Di fronte ai giganti ci si fa piccoli piccoli.

 


Commenti