CALMA E SANGUE FREDDO
Work in
progress; questa è la Juventus di oggi. Certo, un cantiere aperto a due
settimane di distanza dall’inizio del campionato non è propriamente il massimo.
Ecco perché sono convinto che quello che ci apprestiamo a vivere sarà con ogni
probabilità un anno di transizione. Bisognerà cercare di fare bene, ponendo le fondamenta per la rinascita bianconera lasciando perdere chi sostiene che la Juventus dovrà
giocare con l’unico obiettivo di vincere lo scudetto. La Vecchia Signora dovrà pensare
ad essere competitiva in campionato con l’obiettivo minimo della qualificazione
Champions e contestualmente andare il più avanti possibile in Europa senza
avere eccessive pressioni. Non potrà che essere così avendo cambiato in una
sola sessione di mercato staff tecnico, filosofia di gioco e con ogni probabilità
non meno dei 7/11 della squadra titolare dello scorso campionato. L’organico è
ancora incompleto. Urge un difensore centrale, almeno di un esterno alto (meglio
due) e un centrocampista offensivo, ruolo fondamentale quest’ultimo per
completare la Juve. Ulteriori ritocchi potranno arrivare anche nelle
ultimissime ore del mercato, ma queste tre pedine sono urgenti. L’importante è
avere le idee chiare. A cominciare da Thiago Motta. E mi sembra che ciò non
manchi. La serata di Pescara ha messo in mostra un Douglas Luiz che in
ventisette minuti ha messo in mostra tecnica, visione di gioco, forza fisica e
precisione di calcio. Elementi che lo candidano a diventare presto il leader incontrato
del centrocampo di Madama. Così come ha destato un’ottima impressione il figlio
d’arte Khephrem Thuram. Moto perpetuo, sette polmoni, con ampi margini di
miglioramento nella tecnica individuale e nelle letture. Perdere palloni
davanti alla difesa può diventare “sanguinoso” ma ci troviamo al cospetto di un
calciatore dall’enorme potenziale. Discorso analogo va fatto per Cabal, il
quale credo sarà ben di più che una semplice riserva. Si è visto un Manuel Locatelli
che agendo in una posizione molto più avanzata rispetto a quella ricoperta
nelle scorse stagione potrà rivelarsi una bella sorpresa. Ma, al di là di
queste note liete, si sono viste anche preoccupanti amnesie in fase difensiva.
C’è da metabolizzare il passaggio dal sistema a tre a quello a quattro con una
linea molto alta. Movimenti che vanno registrati il prima possibile grazie ad
un miglior affiatamento tra gli interpreti dal momento che cinque reti subite in
due gare partite sono un passivo inaccettabile per una squadra che ambisce al vertice,
anche se la scusante dei carichi di lavoro da smaltire non è fuffa. Alcuni
giocatori come Fagioli, Vlahovic e Yildiz toccano ancora troppe volte il pallone
per quelli che sono i concetti di gioco del nuovo allenatore, rallentando il
gioco stesso e facendo perdere alla squadra uno o più tempi di gioco. Così come
servirà riuscire a dare maggior peso all’attacco senza lasciare troppo solo
Dusan Vlahovic in area di rigore. Nelle prime due uscite è infatti aleggiato
sulla Juventus l’ancestrale difficoltà ad andare in rete messa in mostra nelle
ultime tre stagioni. Ecco perché serve
un giocatore con le caratteristiche di Koopmeiners, capace sia di cucire
attacco con centrocampo che proporsi in zona gol. L’imperativo per squadra,
società e tifosi deve essere pazienza ed equilibrio. Il tutto e subito nello
sport non esiste, come ha recentemente sentenziato uno dei principali guru
dello sport mondiale, Julio Velasco: “L’obbligo a vincere? E perché? La
pressione è il nemico numero uno nello sport. Vale solo il qua e ora, non ieri
o domani”.



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