CALMA E SANGUE FREDDO

 


Di Filippo Vagli 

Work in progress; questa è la Juventus di oggi. Certo, un cantiere aperto a due settimane di distanza dall’inizio del campionato non è propriamente il massimo. Ecco perché sono convinto che quello che ci apprestiamo a vivere sarà con ogni probabilità un anno di transizione. Bisognerà cercare di fare bene, ponendo le fondamenta per la rinascita bianconera lasciando perdere chi sostiene che la Juventus dovrà giocare con l’unico obiettivo di vincere lo scudetto. La Vecchia Signora dovrà pensare ad essere competitiva in campionato con l’obiettivo minimo della qualificazione Champions e contestualmente andare il più avanti possibile in Europa senza avere eccessive pressioni. Non potrà che essere così avendo cambiato in una sola sessione di mercato staff tecnico, filosofia di gioco e con ogni probabilità non meno dei 7/11 della squadra titolare dello scorso campionato. L’organico è ancora incompleto. Urge un difensore centrale, almeno di un esterno alto (meglio due) e un centrocampista offensivo, ruolo fondamentale quest’ultimo per completare la Juve. Ulteriori ritocchi potranno arrivare anche nelle ultimissime ore del mercato, ma queste tre pedine sono urgenti. L’importante è avere le idee chiare. A cominciare da Thiago Motta. E mi sembra che ciò non manchi. La serata di Pescara ha messo in mostra un Douglas Luiz che in ventisette minuti ha messo in mostra tecnica, visione di gioco, forza fisica e precisione di calcio. Elementi che lo candidano a diventare presto il leader incontrato del centrocampo di Madama. Così come ha destato un’ottima impressione il figlio d’arte Khephrem Thuram. Moto perpetuo, sette polmoni, con ampi margini di miglioramento nella tecnica individuale e nelle letture. Perdere palloni davanti alla difesa può diventare “sanguinoso” ma ci troviamo al cospetto di un calciatore dall’enorme potenziale. Discorso analogo va fatto per Cabal, il quale credo sarà ben di più che una semplice riserva. Si è visto un Manuel Locatelli che agendo in una posizione molto più avanzata rispetto a quella ricoperta nelle scorse stagione potrà rivelarsi una bella sorpresa. Ma, al di là di queste note liete, si sono viste anche preoccupanti amnesie in fase difensiva. C’è da metabolizzare il passaggio dal sistema a tre a quello a quattro con una linea molto alta. Movimenti che vanno registrati il prima possibile grazie ad un miglior affiatamento tra gli interpreti dal momento che cinque reti subite in due gare partite sono un passivo inaccettabile per una squadra che ambisce al vertice, anche se la scusante dei carichi di lavoro da smaltire non è fuffa. Alcuni giocatori come Fagioli, Vlahovic e Yildiz toccano ancora troppe volte il pallone per quelli che sono i concetti di gioco del nuovo allenatore, rallentando il gioco stesso e facendo perdere alla squadra uno o più tempi di gioco. Così come servirà riuscire a dare maggior peso all’attacco senza lasciare troppo solo Dusan Vlahovic in area di rigore. Nelle prime due uscite è infatti aleggiato sulla Juventus l’ancestrale difficoltà ad andare in rete messa in mostra nelle ultime tre stagioni.  Ecco perché serve un giocatore con le caratteristiche di Koopmeiners, capace sia di cucire attacco con centrocampo che proporsi in zona gol. L’imperativo per squadra, società e tifosi deve essere pazienza ed equilibrio. Il tutto e subito nello sport non esiste, come ha recentemente sentenziato uno dei principali guru dello sport mondiale, Julio Velasco: “L’obbligo a vincere? E perché? La pressione è il nemico numero uno nello sport. Vale solo il qua e ora, non ieri o domani”.


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