IL POPOLO DELL'AMORE INCONDIZIONATO VERSO MADAMA

 


Di Filippo Vagli 

È stata una bella festa quella andata in scena ieri pomeriggio all'Allianz Stadium che per il secondo anno consecutivo ha aperto le porte per l'amichevole in famiglia fra Prima Squadra e Next Gen. Certo, Villa Perosa aveva tutt’un altro fascino, ma i tempi cambiano e noi cambiamo con essi dal momento che il  cambiamento è una condizione costante e inesorabile dell'esistenza umana. Una giornata di allegria, sorrisi e applausi, quella vissuta ieri a Torino dal popolo bianconero. Esemplare per dare il miglior abbrivio alle nostre due squadre che si apprestano ad iniziare la stagione. Stesso finale, come ai tempi di Villar Perosa, con l’invasione di campo. Nessuno può permettersi di dare patenti di tifo; sarebbe fuori da ogni logica pensare che tra i tifosi esistano i buoni o i cattivi, i giusti o gli sbagliati. Anche perchè il tifo è una pratica irrazionale, che sfugge a qualsiasi logica umana. La squadra del cuore non la si sceglie; è lei che sceglie noi, di norma nel corso dell’infanzia, e poi si cresce identificandosi con i suoi miti. Ma quel che è certo è che i trentanovemila che ieri hanno riempito la casa bianconera rappresentano il simbolo del vero popolo della Juventus. I tifosi dell'amore incondizionato, quelli che guardano ogni partita per il solo gusto di star vicini alla propria squadra del cuore, palesando semplicemente la contentezza di essere lì, anziché cimentarsi in continui esercizi di critica pretestuosa fatta di continui lamenti. Quelli che ieri hanno applaudito Locatelli quando qualche genio della lampada ha pensato bene di fischiarlo dopo uno stop sbagliato. Chi lo ha applaudito non credo lo abbia fatto perché impazzisce per  Manuel quanto perché il tifo più genuino è quello che sostiene chiunque scenda in campo indossando la maglia bianconera. Alla stregua di chi la alleni o la diriga fuori dal campo. La Juventus si ama a prescindere: quando vince e quando perde, quando ti fa gioire così come quando ti fa soffrire. La si deve amare nonostante tutto, prima, durante e dopo ogni partita.  Ben poco oggi rimane dello sport inteso come rito, come attesa spasmodica della partita, inquanto tutto viene sempre più annacquato e stritolato dagli interessi economici che il business ha imposto al calcio. Quello di buono che resta in questo meraviglioso sport è proprio rappresentato dal tifoso, da chi tifa una squadra mettendo in scena liturgie come quella a cui abbiamo assistito ieri pomeriggio. La vita non si può ridurre al mero utilitarismo, altrimenti non esisterebbero l'arte, il cinema, il teatro, la musical, lo sport, il calcio stesso. Forme di spettacolo che contengono un fuoco sacro capace di tenere vivi sentimenti, sensazioni, passioni, piaceri, divertimenti, e tutta una serie di altre cose che esistono nella parte più profonda della nostra anima.   


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