JUVE: NON ILLUDIAMOCI MA C’E’ TANTO PER POTER SORRIDERE

 


Di Filippo Vagli

È inutile negarlo: vedere la Juve in testa solitaria alla classifica da un senso di piacere a chi tifa Madama. Credo che in pochi si aspettassero una Juve così. Certo; il Como visto a Torino lo scorso 19 agosto si è dimostrato essere una squadra alquanto “leggerina” per la serie A ma il Verona solo sette giorni prima di affrontare la Juventus aveva battuto per 3-0 l’ambizioso Napoli di Antonio Conte. Senza togliere nulla a Max Allegri che pur con il suo calcio maggiormente conservativo rimane tutt’altro che uno sprovveduto e di scudetti alla Juve ne ha vinti cinque consecutivi (impresa che lo elegge di diritto nella storia della Vecchia Signora), Thiago Motta sta mostrando qualcosa di diverso. Un’idea di football basata su una nuova concezione di occupazione degli spazi e sul coinvolgimento di tutti gli undici in campo nell’impostazione del gioco; anche chi piedi educatissimi proprio non li ha. Non solo: il tecnico italo brasiliano ha lanciato senza paura diversi giovani con ottimi risultati. Contro il Verona addirittura ne ha schierati ben quattro. Il messaggio che ha rivolto al gruppo è stato molto chiaro: tutti dovranno sudarsi il posto. Thiago Motta a dispetto del sorrisetto bonario che ama dispensare è certamente un “duro” che poco o niente concede alle prime donne. Nulla di nuovo sotto il sole per chi lo ha seguito nelle sue esperienze di Spezia e Bologna. Non fa parte di quella schiera di  allenatori che per stilare l’undici di partenza guarda curriculum e carta d’identità. Al contrario, seguendo fedelmente il suo credo, opera scelte utili a portare la squadra ad ottenere il suo vero e unico obiettivo: la vittoria. Ed ecco, pronti via, fuori capitan Danilo e uno dei grandi colpi dell’estate bianconera (Douglas Luiz) e dentro i ragazzini Mbangula e Savona. Samuel Mbangula, belga di origini congolesi classe 2004 arrivato a Torino insieme a Nonge e De Winter è un esterno offensivo veloce e abile nel dribbling che aveva finora giocato solo in Next Gen in serie C. Impressionando Motta nel precampionato per caratteristiche tecniche e attitudini caratteriali, non risparmiandosi in fase difensiva mettendo in mostra corse a ritroso propedeutiche per fornire il necessario aiuto ai compagni nella copritura degli spazi e nella riconquista della sfera ha convinto il tecnico stesso a schierarlo dal primo minuto in entrambe le prime due uscite collezionando ottime prestazioni. Nicolò Savona, classe 2003 juventino da sempre è invece partito titolare a Verona dopo aver disputato il secondo tempo nella prima col Como. 192 centimetri d’altezza, falcata da quattrocentista, schierato come terzino destro della difesa a quattro ha messo i mostra non solo un’ottima fase difensiva (prevalendo su quasi tutti i duelli) ma dimostrandosi pure un’importante arma aggiuntiva in fase offensiva grazie all’abilità nel gioco aereo. E chissà che la Juventus possa aver magicamente trovato in casa quel terzino destro che da tempo cercava per avere un’alternativa credibile a Cambiaso e Danilo. Uno dei motivi per cui Cristiano Giuntoli ha puntato tutto su Thiago Motta potrebbe proprio risiedere nell’idea “mottiana” di superare il dogma tipicamente italiano dell’inserimento graduale dei giovani in prima squadra per evitare il rischio di bruciarli. Motta ha un passato da calciatore nel Barcellona, club nel quale ha potuto non solo vedere ma vivere la “cantera” blaugrana e la filosofia catalana secondo la quale l’allenatore schiera chi lavora meglio negli allenamenti settimanali e chi può offrire un qualcosa in più alla squadra. A prescindere da esperienza o età anagrafica. Sempre tenendo presente il concetto maestro e quindi che risultati e vittorie rimangono la cosa più importante e pertanto non devono mai mancare. Detto ciò, non illudiamoci. Ci siamo messi alle spalle solo due delle trentotto giornate di campionato previste e solamente tra un paio di mesi si potrà incominciare a stilare un primo mini-bilancio. Continuo a pensare che l’Inter resti la squadra da battere così come il Napoli con Antonio Conte in panchina troverà la “quadra” e arriverà in fondo. Senza dimenticare Atalanta e Milan. I bergamaschi rappresentano da tempo una realtà del calcio italiano così come il Milan, oggi con tanti problemi, dà l’idea di poter disporre di un organico che (con Fonseca o con un altro allenatore in panchina) gli consentirà di svolgere un campionato da protagonista. E quindi: piedi ben piantati per terra ma finalmente con un bel sorriso sulle labbra. 


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