IL TRASFORMISTA THIAGO MOTTA

 


Di Filippo Vagli

Lo sappiamo, la capacità di formulare giudizi equilibrati non regna sovrana nella tifoseria bianconera. Cosicché per i tanti che nella scorsa estate assimilavano Motta all’ex rappresentante di champagne Gigi Maifredi oggi Thiago si è trasformato di 360 gradi, “allegrizzandosi” fino a trasformarsi, diventando un catenacciaro”. Thiago non è un catenacciaro, così come non è un seguace delle teorie zemaniane ma semplicemente un tecnico di buon senso che, consapevole dell’importanza del subire pochi gol, pone massima attenzione alla fase difensiva. Ma basterebbe leggere qualche statistica riguardo i numeri delle squadra da lui allenate in precedenza per non rimanere stupiti di tutto ciò. Ecco perché il tecnico italo brasiliano all’inizio della sua esperienza alla Juventus ha puntato come priorità su fase difensiva e solidità della squadra. Ciò non significa essere un difensivista dal momento che la filosofia di Thiago prevede l’arrivare alla vittoria attraverso un calcio organizzato e intenso con un’idea di gioco volta a fare meglio dell’avversario e vincere le partite. Certo, se guardiamo i famosi expected gol, gli XG (i goal attesi), nelle prime cinque giornate di campionato la media è stata circa 0,80 a partita, un dato assolutamente insufficiente dal momento che nel calcio prendere pochi gol e importante ma non  basta. Bisogna anche creare occasioni, avere una fase offensiva più efficiente, osare un filino di più, andare alla ricerca della migliori soluzioni e soprattutto segnare. La sensazione è che la squadra sia lenta perché imballata dai pesanti carichi di lavoro a cui viene sottoposta giornalmente dal Marine Colinet. E quando un po’ di acido lattico sarà smaltito e le gambe gireranno più libere, sciolte e veloci, tutto ne beneficerà. Già contro il Napoli Madama pur non riuscendo a segnare ha fatto vedere di volere tenere la palla, di voler dominare la partita, togliendo la sfera ad una squadra ricca di tanti giocatori di qualità. Certo, ci sono ancora tante cose da fare meglio riguardo al giungere nel modo migliore nell’area avversaria per consentire sia agli attaccanti che a chi si inserisce da dietro di poter concludere a rete. Nel frattempo, Motta non perde occasione di ricordare come la fase offensiva (così come quella difensiva) sia compito di tutta la squadra e non solo del centravanti. Un Motta che, come lo stesso ha dichiarato oggi in conferenza stampa, ama provare soluzioni diverse, con tante ore di lavoro in campo e di studio fuori dal terreno verde per poi fidarsi di ciò che vede durante gli allenamenti scegliendo proprio grazie alle sue sensazioni l’undici di partenza.

 

 

 

 




Commenti