KENAN YILDIZ: UN TALENTO ANCORA GIOVANE SU CUI PESANO MAGLIA E RESPONSABILITA'

 


Di Filippo Vagli


Nel calcio di un tempo il “dieci" era il fantasista, quel giocatore da cui ci si aspettava il colpo di genio, l’invenzione risolutrice. Una sorta di figura mitologica del calcio, il “destabilizzatore” più vigoroso che potesse esistere in un terreno verde. Nel calcio contemporaneo questo tipo di giocatore sta scomparendo. I “dieci” di oggi sono molto più fisici, difendono, pressano, coprono gli spazi, macinano chilometri e  vanno a mille all’ora. Tutto normale in un calcio che sta cambiando ma se commettiamo l’errore di imprigionare nella camicia di forza della tattica chi dispone di certi colpi, smetteremo di divertirci. I giocatori più talentuosi non possono venir limitati da schemi o da ruoli prestabiliti. Tormentarli con il dover tornare a coprire fino al limite della propria area di rigore è controproducente. Sono artisti che con il pennello in mano devono sentirsi liberi di dipingere ciò che sentono dentro, liberi di inventare. Il calcio senza numeri dieci è uno sport molto più noioso e uno spettacolo privo di artisti difficilmente farà innamorare le nuove generazioni ai nuovi campioni. La Juventus nel corso dell’ultima estate ha deciso che il suo numero dieci è e sarà Kenan Yildiz, diciannovenne di grandi potenzialità con un futuro radioso davanti a sé. Madama sul classe 2005 turco ha investito parecchio, dandogli un ruolo di titolarissimo e assegnandogli la maglia numero dieci, quella che fu di Sivori, di Platini, di Baggio, di Del Piero: un simbolo più che una maglia. La casacca di chi risolve e determina le partite più complicate, quelle che non riesci a sbloccare quando la squadra gioca male. Considerando che ci troviamo al cospetto di un ragazzo di 19 anni, non solo alla sua prima stagione da titolare nella Juve ma che con ogni probabilità difficilmente potrà diventare Le Roi, il Divin Codino, piuttosto che Pinturicchio, non credo ci sia da stupirsi se Yildiz deve ancora segnare il suo primo gol in campionato. Qualcuno nei mesi scorsi lo aveva impropriamente paragonato a Yamal, l’extraterrestre del Barcellona. Basta osservare i due per capire come tale paragone sia quanto meno improprio, sia a livello tecnico ma ancor di più da un punto di vista fisico essendo l’iberico dotato di una fisicità impressionante a differenza di Kenan, il quale deve irrobustirsi e non poco dal punto di vista atletico. Il dieci bianconero arriverà ad essere come i giocatori sopramenzionati? Impossibile dirlo oggi; nessuno può sapere a che livello potrà arrivare. Il suo talento è ragguardevole, di quelli da giocatore “risolutore” e questo lo obbligherà a calarsi meglio nel ruolo che gli è stato assegnato. D’altra parte, la dieci (soprattutto quella della Juve) comporta sì onori ma anche tanti oneri. Al contempo sarebbe irragionevole e irrazionale pretendere che oggi possa essere lui il principale elemento capace di risolvere da solo gli attuali problemi della Vecchia Signora.


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