NESSUN ALIBI MA SOLO DATI OGGETTIVI

 


Di Filippo Vagli

Chi mi conosce sa perfettamente che non scrivo e non parlo mai di arbitri. Non mi piace chi lo fa perché di norma l’arbitraggio avverso viene usato come alibi, e questi ultimi rappresentano la panacea dei perdenti. Julio Velasco diceva: “Ho conosciuto centinaia di atleti. Alcuni vincenti, altri perdenti. La differenza? I vincenti trovano soluzioni. I perdenti cercano alibi”. Terminata questa doverosa premessa oggi non posso esimermi dal portare alla luce una serie di dati oggettivi riguardo la partita di ieri sera tra Lipsia e Juventus, un match tra i più condizionati a cui abbia assistito da quando esiste la Champions League. Nel primo tempo c’è un macroscopico rigore per un fallo netto su Vlahovic ma sia l’arbitro Letexier che il VAR fanno orecchie (e occhi) da mercante. Nel secondo tempo Koopmeiners, involatosi in contropiede verso l’area avversaria, viene fermato senza motivo alcuno dal guardialinee che si trova a pochi centimetri dall’azione. Arriviamo all’espulsione di Di Gregorio decretata su chiamata del VAR: la palla prima tocca il ginocchio del portiere bianconero e poi carambola in maniera assolutamente casuale sfiorando la mano del portiere stesso, il quale fa di tutto per evitare il tocco stesso. Non è finita: sulla punizione che scaturisce da tale espulsione, Douglas Luiz per proteggersi il volto si gira di spalle e la palla gli urta un gomito, ripeto a viso ruotato dalla parte opposta rispetto alla direzione della sfera. Ma fra tutte queste nefandezze la cosa più grottesca è stato il recupero di ben nove minuti decretato dal direttore di gara. Fattispecie quest’ultima che dice tutto riguardo la volontà di “correggere” da fuori quello che si stava profilando essere il  risultato sul campo. Non voglio credere alla malafede. Non posso. Altrimenti dovrei smettere di guardare il calcio. Ma pur con tutta la più buona volontà, come si fa ad avere fiducia in un sistema come questo? E soprattutto, cosa deve ancora espiare la Juventus dopo essere stata buttata impropriamente fuori dall’Europa nella scorsa stagione con un procurato danno economico di oltre ottanta milioni di euro? Ai posteri l’ardua sentenza.  

 

 

 


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