EVOLUZIONE O INVOLUZIONE? LA JUVENTUS DI THIAGO E IL DILEMMA DOPO L'INFORTUNIO DI BREMER

 


Di Filippo Vagli

Dopo il grave infortunio di Bremer durante la partita di Lipsia, la Juventus di Thiago ha subito una battuta d'arresto nel suo approccio tattico. Sembra che l'infortunio del centrale brasiliano abbia cambiato l'approccio di Motta alle partite. Da quel maledetto 2 ottobre 2024 il suo progetto sembra aver perso slancio ed è visibilissima e netta l’involuzione della squadra da lui diretta. Un numero di pareggi così elevato e le vittorie che si attestano a una ogni tre partite, sono eventi principalmente addebitabili a un atteggiamento eccessivamente difensivo. Contro il Brugge, una vittoria avrebbe portato la Vecchia Signora al quinto posto, a un passo dagli ottavi di finale di Champions, mentre a fronte del pareggio di martedì sera la squadra si trova ora al quattordicesimo posto. In terra belga c’era tanto in gioco, eppure la Juventus ha giocato in modo eccessivamente cauto, schierando una retroguardia con cinque, a volte sei difensori. In fase difensiva Locatelli si posizionava come centrale di difesa aggiunto e lo schema era un 5-2-3, con la squadra in netta inferiorità numerica a centrocampo. In alcune situazioni, i bianconeri si sono trovati addirittura in sei in linea indifesa, con Koopmeiners che si univa a Locatelli nella linea arretrata svuotando completamente la mediana. In fase di possesso palla teoricamente la squadra di Motta era disegnata con un 3-4-3, ma l’interpretazione timida ed estremante difensiva sia di Savona che di Cambiaso ha limitato le potenzialità offensive della squadra con i due “quinti” che non avendo mai mostrato propensione offensiva, hanno reso nulla l’eventuale superiorità a centrocampo. Ancora una volta, di fronte a una squadra che tendeva a difendersi e ripartire, la Juventus ha dimostrato di non avere contromisure efficaci, rivelando una certa immaturità nel vincere incontri sporchi che richiedono grinta e determinazione. In particolare, la Juve non ha mai preso in mano il controllo della partita, specialmente nel secondo tempo a differenza di quanto accaduto contro Atalanta e Milan quando andando ad occupare la mediana con un pressing intenso, la squadra aveva ottenuto risultati decisamente migliori. Per essere dominanti e cercare di vincere il maggior numero di partite, occorre essere riempire con più uomini la metà campo avversaria ma questa Juve fatica a leggere le partite, a cambiare strategia e a adattarsi alle varie situazioni di gioco. Un’incapacità che preoccupa perché con il sistema di gioco attuale, il rischio è quello di continuare a pareggiare, allontanando la squadra dagli obiettivi minimi di inizio stagione. Una vittoria su tre partite non è un cammino degno di una grande squadra. Forse lo è a Bologna, dove si lotta per la metà bassa della classifica ed i pareggi possono essere utili e servire a dare fiducia all’ambiente. Ma per Madama, che notoriamente ha ambizioni ben più elevate, i pareggi non sono solo frustranti, ma rappresentano vere e proprie mezze sconfitte. Alla Juve, non vincere equivale a perdere, e questo è un aspetto che può diventare un limite, soprattutto per una squadra giovane e con un allenatore giovane. È necessario un cambio di passo ma soprattutto un atteggiamento più audace. Meglio vincere due partite e perderne una, piuttosto che pareggiarne due e vincerne una. In caso contrario, in termini prettamente matematici, ogni ciclo di tre partite costerà ai bianconeri un punto. Tendenza che alla lunga potrebbe fare la differenza in negativo per questa Juvebtus targata Thiago Motta che a fine gennaio si ritrova al quattordicesimo posto in Champions e fuori dalle prime quattro in Serie A.  


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