JUVENTUS: UNA CRISI SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI. RISCHIO FALLIMENTO E URGENZA DI RISCATTO
Di Filippo Vagli
È crisi profonda
in casa Juventus. L’allenatore appare confuso, così come lo è la sua squadra
anche causa la frequentissima girandola di uomini e ruoli. Senza punti di
riferimento, leader e fiducia, la Juventus fatica a reagire alle difficoltà e
oggi come oggi, anche l’Empoli di D’Aversa rappresenta un avversario da temere
come se fosse il Real Madrid. La situazione è diventata allarmante. Sarebbe da sprovveduti
negarlo. La Juventus degli ultimi due mesi sembra destinata a non riuscire a
conquistare il quarto posto in classifica, mettendo a rischio il futuro stesso
del club. Ieri sera contro un Benfica per nulla trascendentale la squadra si è
mostrata sconcertante per l'assenza di consistenza agonistica e
sorprendentemente leggera in fase difensiva. E solo grazie a San Perin non ha
subito l’umiliazione di un’imbarcata. Una sconfitta (la seconda consecutiva)
che è arrivata senza neppure disputare un tempo decoroso, come era invece avvenuto
sabato scorso a Napoli. Una Juventus che non solo non è riuscita a creare
occasioni ma ha pure concesso vere proprie praterie al Benfica, con i lusitani
che avrebbero potuto segnare almeno altri due gol, portando a termine
un'umiliazione tecnica che i tifosi non avrebbero meritato. Se è vero che la
Juventus ha già ottenuto il pass per i playoff (affrontando il Milan o il PSV),
è fondamentale comprendere la vera natura del problema che sta attanagliando
questo gruppo di giocatori e trovare una soluzione rapida per uscire da questo
buco nero dal quale non si vede via d’uscita. Nelle ultime quindici partite, la
Juventus ha ottenuto solo quattro vittorie, otto pareggi e tre sconfitte. Non
solo, dal momento che di prestazioni accettabili se ne contano meno delle dita
di una mano: City, Atalanta e Milan in campionato. A differenza delle performance
deludenti, a tratti sconcertanti, quali quelle con Lecce, Bologna, Venezia,
Fiorentina, Milan in Supercoppa, Bruges, Napoli, e Benfica ieri sera. Non c'è
più tempo né margine di errore dal momento che i numeri iniziano a destare
preoccupazione. Nessuno aveva chiesto alla Juventus di Motta di vincere lo
scudetto o di arrivare in finale di Champions League, ma gli obiettivi minimi
del quarto posto in campionato e il raggiungimento degli ottavi di finale erano
considerati indispensabili all'inizio della stagione. Ma per l’attuale Juventus,
sia gli ottavi di Champions che il quarto posto in serie A paiono essere più
chimere che certezze. Non solo per un’analisi qualitativa delle prestazioni ma
anche a fronte di un mero calcolo aritmetico dal momento che con i punti di
oggi la proiezione a fine campionato vedrebbe la Juve a 58 punti, cifra che
potrebbe bastare sì e no per una risicata qualificazione in Conference League. È
quindi fondamentale che la Juventus, intesa come proprietà, dirigenza,
allenatore e giocatori, prenda coscienza di trovarsi sull’orlo di un fallimento
stagionale che potrebbe causare danni economici e un disastro emotivo in una
tifoseria già provata da quattro anni di delusioni. Non è scritto da nessuna
parte che la Juventus debba vincere sempre. Anzi; nello sport vincere è l’eccezione,
non la regola. Ma c’è modo e modo di perdere e questa squadra non regala quasi
mai l’emozione di un gol, nel suo fortino non riesce più ad intimorire gli
avversari, non lotta fino all'ultimo (come reciterebbe il motto del club), si
arrende con troppa facilità anche a qualsiasi tipo di avversario, non ha più lo
straccio di un campione nella sua rosa. Insomma, ci troviamo al cospetto di una
Vecchia Signora non più in grado di incarnare quella concretezza e quell’autorevolezza
che l’hanno resa l’orgoglio del calcio italiano, non solo nel Bel Paese ma in
tutto il mondo.



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