LA DIFFICOLTA’ DELLA JUVENTUS: RIFLESSIONI SU CARATTERE, STRATEGIA E CONTINUITÀ

 


Di Filippo Vagli

Tutto ci saremmo aspettati tranne che nella partita di ieri sera a Brugge sparissero come d’incanto il carattere, l'intensità e l'aggressività che la Juventus aveva evidenziato nelle partite contro l'Atalanta e il Milan. Un’illusione di un cambiamento positivo che è durato troppo poco. Di fronte c’era il Brugge, avversario fisico e ben organizzato, ma il divario tecnico tra le due squadre non giustifica la grande fatica messa in mostra ieri sera dai bianconeri nel creare occasioni gol. È già paradossale pensare che la Juventus abbia a deciso di incominciare la stagione con un solo attaccante di ruolo, ma è ancor più singolare riscontrare che quando quell’attaccante è a disposizione non venga schierato fin dall’inizio decidendo quindi scientemente di giocare senza un attaccante centrale di ruolo. È lecito discutere su diversi aspetti del calcio, ma pensare che Nico Gonzalez (un esterno naturale) possa ricoprire quel ruolo anche in presenza di un centravanti di ruolo è pura follia. Così come al di là delle questioni contrattuali legate a Vlahovic, non è necessario scontrarsi con la difesa del Bruges per capire che avere un “nove” vero in area di rigore potrebbe aumentare in modo esponenziale le possibilità di segnare. Ombre anche riguardo il centrocampo con Koopmeiners che sembra aver perso la bussola: si muove disorientato in diverse zone del campo, senza riferimenti chiari, e di conseguenza non riesce a fornire punti di riferimento ai compagni. Non credo che questo sia il vero Koop, ma essendo altresì evidente come l’olandese stia attraversando un momento difficile, forse potrebbe essere opportuno pensare per lui ad un ruolo diverso in campo. Così come nessuno si poteva aspettare che arrivati a gennaio un giocatore dal grande talento quale Douglas Luiz, fosse ancora in discussione. Ex Aston Villa che pare mancare di ritmo e intensità, fattori che non possono certamente essere riconducibili solo agli strascichi di un infortunio. Eppure, con Koop e Douglas totalmente avulsi dal gioco il primo a lasciare il campo nel corso del secondo tempo è stato Mbangula, l’unico che là davanti stava mostrando una certa pericolosità mettendo realmente in difficoltà il Bruges. Tra l’altro la sua giovane età (21 anni) non dovrebbe farlo sentire particolarmente affaticato per aver giocato due partite ravvicinate tra loro. Certo, i cambi sono prerogativa dell'allenatore, che deve gestire il ritmo e le condizioni fisiche dei giocatori, ma molte decisioni di Motta rimangono incomprensibili per chi osserva le partite della Juventus. Alla fine del match il tecnico italo brasiliano ha puntato il dito sul reparto offensivo (escluso Mbangula, che però ha sostituito), dimenticando che gli attaccanti bianconeri troppo poche volte vengono messi nelle condizioni di concludere a rete a causa di un gioco troppo cautelativo e timido. Certamente ci sono stati errori tecnici (come l'erroraccio di Nico che inciampa su sé stesso sul cross di Mbangula), ma il problema sembra più profondo e riguarda l'atteggiamento e la strategia collettiva della squadra quando deve affrontare avversari che si difendono con determinazione come il Bruges. Quel che è certo è che ancora una volta in questa stagione, la Juventus non è riuscita a mantenere una continuità di prestazioni e risultati e questa volta senza alcun alibi dal momento che in questo periodo della stagione non esistono gravi problemi di organico causa infortuni, lasciando in terra belga un profondo senso di incertezza.


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