BILANCIO E FUTURO: LA LOGICA DELLE CESSIONI NELLE SECONDE SQUADRE
Di Filippo Vagli
L’8 settembre
2022, l’allora DS Cherubini e l’AD Arrivabene presentavano allo Juventus
Stadium tre giocatori, indicandoli come il futuro della Juve: Soulé, Miretti e
Fagioli. A distanza di meno di tre anni questo futuro è lontanissimo da Torino
e precisamente a Roma per Soulè, a Firenze per Fagioli e a Genova per Miretti. Matias
Soulé ceduto per 25 milioni, Nicolò Fagioli per 19, Dean Huijsen per 15, Samuel
Iling Junior per 14, Enzo Barrenechea per 8, Koni De Winter per 10, Kaio Jorge per
7 e Hans Nicolussi Caviglia per 3,5 milioni. 101,5 milioni di euro totali,
quelli che da quest'estate a oggi, il progetto della seconda squadra ha fruttato
a Madama. La Next Gen si è in una risorsa fondamentale per il rafforzamento
della prima squadra, contribuendo in modo significativo al suo sostentamento
economico. Opportunità economiche con le quali Cristiano Giuntoli ha bilanciato
parzialmente le uscite, rendendo il disavanzo di mercato compatibili con l'austerity
imposta dall'alto. È importante sottolineare che non si tratta di un’onta, nonostante
le affermazioni di chi parla di fine del progetto Next Gen. La cessione di
alcuni giovani talenti può essere vista come un passo verso una gestione
sostenibile del club, che permette di reinvestire in nuovi talenti e mantenere
vivo il progetto seconda squadra. L’obiettivo del club è quello di costruire
una squadra competitiva nel lungo termine. Vendere giovani calciatori è una
strategia che può consentire alla Juventus di evolvere e migliorare, senza
compromettere l’impegno verso il progetto Next Gen. Le seconde squadre,
infatti, sono concepite proprio per essere rivoltate come un calzino ogni anno:
fungono da laboratori per i talenti, solo pochi dei quali riescono a
raggiungere la prima squadra, mentre gli altri servono a finanziare il mercato.
Tutto rientra quindi perfettamente nella logica delle cose, a meno che uno dei
giocatori ceduti non si riveli così forte da far rimpiangere la sua partenza.
Attualmente, non sembrano esserci particolari rimpianti nelle cessioni
bianconere, eccezion fatta forse per Huijsen. La cessione di Fagioli, invece, va
inquadrata nel contesto che ha segnato gli ultimi due anni del giovane, tra il
caso scommesse, la crisi, la redenzione e l’auspicabile rinascita sportiva, che
qualora dovesse avvenire (tutti speriamo che accada), non sarà alla Juventus.



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