GLI “OPERAI” BIANCONERI: LA JUVE HA LE FONDAMENTA, MA CERCA I CAMPIONI PER COSTRUIRE I SUCCESSI

 


Di Filippo Vagli

Il derby d'Italia è sempre una partita carica di emozioni e aspettative, un confronto che va oltre il semplice risultato sul campo. Juventus e Inter hanno una rivalità storica che affonda le radici nella tradizione calcistica italiana. I tifosi della Juventus vivono questi momenti con grande passione, sperando di vedere la loro squadra trionfare. La preparazione per una partita così importante è fondamentale: gli allenatori studiano le tattiche, i giocatori si preparano fisicamente e mentalmente, e l'atmosfera allo stadio è elettrica. I tifosi si mobilitano, creando coreografie e sostenendo la loro squadra con cori e colori. Una vittoria nel match di domenica sera potrebbe cambiare il corso della stagione di Thiago Motta che pare aver finalmente capito che sotto la Mole, vincere non è importante ma è l’unica cosa che conta. Cambiare il DNA di una squadra è un compito arduo, e nemmeno Giuntoli e Thiago Motta, nonostante i loro sforzi, riusciranno a farlo. I tempi saranno anche cambiati, gli opinionisti che da calciatori non sapevano fare quattro palleggi con le mani stanno alimentando una visione utopistica del calcio, ma l'essenza della Juventus è incarnata dagli "operai", La Juventus è una squadra operaia o non è affatto una squadra. Il giocatore più operaio di tutti di tutti dell’attuale Juventus nell’immaginario collettivo è Federico Gatti. Taluni lo hanno paragonato a Torricelli, un altro "operaio" della Juventus di Lippi. Lui è stato l'eroe della vittoria della Juventus per 2-1 contro il PSV nell'andata dello spareggio per gli ottavi di Champions. Se andassimo a ripercorrere i momenti salienti della gara ci accorgeremmo che è sempre stato Gatti a prendere l'iniziativa, dando il via alle azione d’attacco più incisive. Non a caso Federico ha avuto un ruolo fondamentale in entrambi i gol: il primo è scaturito da uno dei suoi slanci, frutto di determinazione più che di un piano di gioco definito. Gatti ha agito da leader, effettuando un cross potente e preciso, per poi rientrare nell'azione e servire McKennie, che, nonostante fosse stato accostato a una partenza in estate, ha segnato con un tiro potente. Il secondo gol, frutto di un'azione di Conceicao con un tocco di Mbangula, è nuovamente riconducibile a Gatti, che ha voluto portare il pallone in avanti. Ma oltre al “gattone”, McKennie, Locatelli, Weah hanno brillato con giocate importanti. Così come Mbangula, subentrato nel secondo tempo al posto di Yildiz, ha segnato il gol vittoria, dimostrando che non era la serata per i dribblatori. Anche Veiga, l'ultimo arrivato, ha mostrato il carattere tipico della Juventus con la sua esultanza finale sotto la curva dopo aver salvato un possibile gol del PSV. Essere una "Juventus operaia" non è solo una scelta di parole, ma un aspetto intrinseco alla storia del club. Durante il boom economico, la Fiat ha cercato di promuovere l'integrazione degli emigranti del Sud Italia tramite la Juventus. Questo ha portato all'arrivo di calciatori come Anastasi, Causio, Cuccureddu e Furino. Questo spirito operaio è parte del patrimonio genetico del club e riemerge sempre nei momenti cruciali, come è accaduto a Lipsia e nella vittoria contro il Manchester City in Champions. Nessun miracolo, chiariamo: la Juventus è fondamentalmente la stessa di sempre, una squadra determinata e capace, ma priva di idee chiare e di quei grandi campioni necessari per affiancare i giocatori più industriosi. Ecco perché è importante non esagerare nell'esaltazione ma considerare la terza vittoria consecutiva, come un buon segnale in tempi difficili.


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