JUVENTUS: LA SFIDA DI THIAGO MOTTA TRA LEADERSHIP E IDENTITÀ IN UN MOMENTO DI CRISI
Di Filippo Vagli
Le prestazioni
di Perisic, 36 anni, nei match di andata e ritorno hanno dimostrato a tutti
quanto sia irrilevante la carta d’identità. Allo stesso modo, è evidente quanto
siano futili i dibattiti tra giovani e anziani e quanto sia invece fondamentale
la leadership. Questa qualità, che attualmente manca completamente alla Juve in
campo, dovrebbe essere compensata dalla presenza autorevole dell'allenatore in
panchina. Thiago Motta, che sta affrontando la sua prima vera esperienza in un
grande club, ha scelto strategie audaci sia sul campo che al di fuori di esso,
in un contesto caratterizzato da rischi e possibilità di errore. Anche se non
era certo che la squadra potesse rivelarsi competitiva all'inizio della
stagione, c'erano comunque ottime aspettative. Il cammino stagione della sua
Juventus si è rivelato invece più impegnativo del previsto. In un primo
momento, la Juventus appariva orientata verso un percorso di crescita ben
definito, ma in seguito ha evidenziato segni di instabilità. Un momento
decisivo è stato rappresentato dalla notte di Lipsia: nonostante il risultato
favorevole, il grave infortunio di Bremer ha minato le aspirazioni future. Le
problematiche iniziali, che riguardavano principalmente la sterilità offensiva,
dopo quella trasferta hanno iniziato a farsi sentire anche in fase difensiva. Pertanto,
la squadra ha incontrato difficoltà nel conseguire vittorie, accumulando una
serie prolungata di pareggi che ha attenuato l'entusiasmo iniziale. Concludendo
con la sconfitta nel buio del Philips Stadion, è emerso chiaramente a tutti che
persistono ancora numerosi problemi irrisolti. Il rendimento di giocatori come
Teun Koopmeiners, Douglas Luiz e Dušan Vlahovic solleva molte perplessità
riguardo alla gestione dei propri atleti da parte di Motta. La filosofia
calcistica di Thiago Motta, finora, non è riuscita a trovare accoglienza nella
mente dei suoi giocatori. Circostanza venuta alla luce chiaramente anche a
Eindhoven, dove i bianconeri sono stati sopraffatti dalla squadra olandese, la
quale ha dimostrato organizzazione, ritmo e intensità. Queste sono proprio le
caratteristiche che ci si aspetterebbe da una squadra giovane come quella della
Juventus, concepita per esprimere energia attraverso un pressing alto. Non
solo; inaspettatamente, la squadra olandese ha mostrato una maggiore coesione
rispetto a quella bianconera, nella quale più giocatori fondamentali hanno
deluso le aspettative. In aggiunta a ciò, le tensioni e le incomprensioni tra
il mister e alcuni giocatori, come Cambiaso e Yildiz, non sono sfuggite
all'attenzione dei più attenti. Aspetti caratteriali del tecnico
italo-brasiliano che, insieme a decisioni piuttosto controverse, sembrano
indicare una certa predisposizione alla presunzione da parte sua. Tre
sostituzioni sono state necessarie a causa di problemi fisici, ma ci si
interroga sul motivo per cui sia stato sostituito Locatelli invece di
Koopmeiners, che, nonostante fosse febbricitante, ha continuato a giocare.
Inoltre, è parsa ai più come qualcosa di incomprensibile l'assenza di Thuram a
centrocampo. Una serie di interrogativi che rimangono a tutt’oggi senza
risposta. In un contesto così complesso e sfidante, la Juventus è chiamata a ritrovare
la propria identità, risolvendo le ambiguità e le tensioni interne, affinché la
visione di Thiago Motta possa finalmente tradursi in risultati tangibili sul
campo, restituendo così fiducia e speranza ai suoi tifosi.



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