LA JUVENTUS: PRIMA O SECONDA PARTE? LA QUESTIONE DELLA CONTINUITÀ NELLE PRESTAZIONI
Di Filippo Vagli
Dopo quattro
vittorie consecutive, la Juventus si trova a un bivio cruciale: è la squadra
vista nel primo tempo con l’Inter o quella dei secondi quarantacinque minuti
del derby d’Italia? La risposta non è qualcosa che possiamo ottenere
immediatamente. Sarà solo attraverso le prossime prestazioni e i risultati
futuri che riusciremo a comprenderlo appieno. Alla Juve di oggi, a fronte di
un’innegabile continuità dei risultati, ciò che manca è la continuità nelle
prestazioni, un aspetto fondamentale per affrontare le prossime sfide. Analizzando
la partita contro l'Inter, i dati del primo tempo parlano chiaro. L'Inter ha
registrato un Expected Goals (XG) di 1.72, mentre la Juventus si è fermata a un
modesto 0.45. La squadra nerazzurra ha dominato il possesso palla con il 61%, e
i tiri totali sono stati 17 a 13 a loro favore. Ciononostante, i tiri in porta
sono stati 3-2 per la Juventus, segno che, nonostante le difficoltà, i
bianconeri sono stati in grado di essere pericolosi quando hanno avuto
l'opportunità. Anche il pressing bianconero nel primo tempo non ha funzionato.
Il 4-2-3-1 messo in campo da Motta, prevedeva sì una linea di pressing alta, ma
troppo passiva e poco incisiva. I tre attaccanti e McKennie faticavano ad aggredire
in maniera efficacie i portatori di palla dell'Inter, lasciandosi troppo spazio
dietro le spalle e di conseguenza liberando pericolosissime voragini tra le
linee. Il pressing aggressivo è fondamentale se si vuole giocare con il
4-2-3-1, un sistema di gioco che ha bisogno di mantenere compattezza, per non
diventare vulnerabile. La conseguenza è stata che nel corso della prima frazione
di gioco gli uomini di Simone Inzaghi hanno avuto gioco facile a bucare la
difesa bianconera, creando più occasioni pericolose. Una volta negli spogliatoi
Thiago Motta deve essere riuscito a toccare le corde giuste dei suoi ragazzi
dal momento che nel secondo tempo, la Juventus ha mostrato una nuova faccia:
una linea difensiva più alta, un pressing decisamente più incisivo e undici
giocatori maggiormente aggressivi e compatti in campo. Di questa “seconda
faccia” bianconera chi ne ha più giovato è stato Teun Koopmeiners, che ha
ritrovato il suo miglior contesto di gioco. Con la squadra più alta e
aggressiva (stile Atalanta), l’olandese ha potuto esprimere le sue qualità di
tuttocampista, mettendo in mostra una prestazione che ha dimostrato quanto sia importante
l'atteggiamento della squadra per tirare fuori il meglio dai singoli giocatori.
Le prestazioni dei nuovi Renato Veiga e Kolo Muani hanno messo in luce quanto
la loro presenza fosse necessaria per arricchire la rosa della Juventus. Una
rosa sia di qualità che profonda consente infatti al proprio allenatore più
opzioni strategiche durante le partite, anche grazie alla possibilità dei
cinque cambi. Infine, ma non per questo meno significativo, pare esserci astato
un mutamento nell'atteggiamento di Thiago nei confronti dei suoi giocatori, il
cui rapporto sembra essere migliorato. Gesti come quello di portare la squadra
a cena possono sembrare piccole cose, ma contribuiscono a costruire un ambiente
positivo e di fiducia, essenziale per il successo. Un cantiere aperto quello
della Juventus, alle prese con un evidente processo di transizione. Sebbene i
risultati siano incoraggianti, la vera sfida sarà mantenere questa continuità
nelle prestazioni. Solo le prossime partite potranno dirci se la squadra ha
trovato la sua vera identità, quella che può competere ai massimi livelli. La
domanda rimane: la Juve è quella bruttina del primo tempo con l’Inter o quella decisamente
più bella, solida ed efficacie del secondo? Solo il tempo e i prossimi match ci
daranno la risposta.



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