L’EDITORIALE – JUVENTUS: COPPA ITALIA GIÁ FINITA, STAGIONE MEZZA FALLITA

 


Di Stefano Dentice

Se non è uno scherzo di Carnevale, poco ci manca. La Juventus del nuovo corso targato Thiago Motta, già dopo sei mesi di stagione, è riuscita nell’impresa titanica di fallire miseramente tre obiettivi dichiarati dalla società: fuori in semifinale di Supercoppa Italiana, uscita ai playoff di Champions ed eliminata ai quarti di finale di Coppa Italia. Con ogni probabilità, neppure lo juventino affetto dalla forma più grave di pessimismo cosmico avrebbe potuto immaginare uno squallore sportivo simile già a febbraio. Eppure, purtroppo, la triste realtà è proprio questa. Il progetto faraonico estivo architettato da Cristiano Giuntoli e il suo staff, al momento, sta rasentando davvero il ridicolo. In estate, l’ex direttore sportivo del Napoli aveva messo in atto una vera e propria rivoluzione copernicana operando sul mercato in modo massiccio, a partire dal cambio di guardia in panchina che ha visto l’ingresso di Motta al posto di Massimiliano Allegri, per poi costruire una squadra, attuando un repulisti, radicalmente cambiata da cima a fondo; mercato invernale compreso. All’inizio dell’annata, soprattutto prima del gravissimo infortunio di Bremer, la Juve era una squadra solida, pragmatica, efficace, difensivamente imperforabile. Oggi, a conti fatti, i passi indietro compiuti dalla Vecchia Signora sono incalcolabili. È sconcertante assistere a una sfilza di prestazioni obbrobriose dei bianconeri, specialmente negli ultimi quattro mesi; salvo qualche rara eccezione. Le cause sono molteplici, non solo attribuibili a un numero impressionante di infortuni che grida vendetta, una sequela di problemi muscolari che impone l’invocazione di San Giovanni Battista e della Madonna della Consolata per una risoluzione definitiva. Da novembre a questa parte, la confusione tecnico-tattica regna sovrana. La squadra allenata dal mister italo-brasiliano palesa difficoltà enormi in tutti i reparti, in tutte le fasi di gioco. La costruzione dal basso, per esempio, tanto cara all’ex allenatore del Bologna, sta diventando sempre più un boomerang. La fase di possesso, anche quando si creano diverse occasioni da gol, non convince per niente, specie perché si fa una fatica bestiale a concretizzare le opportunità da rete. La fase di non possesso è quasi sempre imbarazzante, in determinati frangenti al limite del dilettantesco. Poi bisogna spostare l’attenzione sui singoli, su tutti Teun Koopmeiners, che invece di rappresentare l’autentico fiore all’occhiello della sessione di mercato estiva della Juventus si sta rivelando sempre più un «tulipano» appassito. Ma con un organico profondamente rinnovato, il principale artefice di questo disastro calcistico risponde a un solo nome: Thiago Motta. L’allenatore di São Bernardo do Campo non è assolutamente in grado di guidare una squadra così “pesante” come quella bianconera. Non ha le spalle larghe, il carisma, la personalità, la leadership per allenare un club di questa portata. Lo dimostrano le sue scelte di formazione scriteriate, le sue sostituzioni che farebbero ammattire persino Sigmund Freud, le sue letture tattiche in corso di gara da gastrite ulcerosa immediata, la sua insopportabile sicumera nella comunicazione, talvolta dissimulata da una finta umiltà. Eppure lui, secondo i grandi intenditori di calcio(balilla), avrebbe dovuto portare la luce dopo il buio pesto di allegriana memoria, avrebbe dovuto garantire un calcio divertente, tutto improntato all’attacco, avrebbe dovuto assicurare innovazioni tattiche avveniristiche, come una sorta di «Messia della panchina». Ma dopo sei mesi di stagione, niente di tutto questo. Al momento, solo macerie! Tre obiettivi falliti su tre, con il quarto posto valido per il piazzamento Champions 2025-2026 tutt’altro che blindato. Bobby Solo cantava così: «Non c’è più niente da fare, ma è stato bello sognare». Sì, caro Thiago Motta, è stato bello sognare. Ma oggi il popolo juventino si è svegliato. Si è svegliato sudato.   


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