SALVIAMO IL SALVABILE ANZICHE’ PENSARE ALLA “REMUNTADA”
Di Filippo Vagli
Era la sera dell’undici
ottobre 2022 quando l’allora presidente della Juventus Andrea Agnelli, a caldo
dopo la disfatta storica sul campo del Maccabi Haifa, squadra israeliana che
non vinceva in casa in Champions League da 20 anni, ci mise la faccia per
manifestare tutto il proprio disappunto per un inizio di stagione drammatico, pronunciando
le seguenti parole: "E’ il momento dell’assunzione delle responsabilità e
ammetto che provo vergogna per quello che sta succedendo”. A distanza di 868
giorni da quella sera è toccato all’allenatore della Juve, Thiago Motta parlare
nuovamente di vergona: “Mi vergogno di vedere la squadra di giocare in questo
modo nel primo tempo e spero che anche i miei giocatori abbiano questa
sensazione”. Quando un sentimento come la "vergogna" viene associato
alla Juventus per ben due volte in un arco temporale di 868 giorni, è chiaro
che si sta verificando qualcosa di estremamente serio. È altrettanto evidente che, se in un periodo
di tempo così lungo non sono stati messi in atto i correttivi necessari per
affrontare una situazione che già nell'ottobre 2022 presentava numerose
criticità, le responsabilità devono essere attribuite a tutti i livelli, a
cominciare dai vertici. E pensare che nei giorni scorsi, a fronte della
striscia positiva in campionato della Juventus si era incominciato a rievocare ricordo
del cinque maggio 2022, una data storica nella memoria collettiva bianconera. A
poche giornate dalla fine del campionato della stagione 2001/2002, la Juventus
si trovava ad un significativo distacco (che si attestava intorno ai 10 punti)
dall’Inter capolista in quel momento. La Vecchia Signora, che in primavera
aveva riaperto la corsa per il titolo a causa delle incertezze dell'Inter
capolista, si presentò all'ultima partita con un punto di svantaggio. E qui
accadde l’incredibile, sorpasso con la Juve che conquistò il tricolore grazie
alla sconfitta per 4-2 dei nerazzurri sul campo della Lazio, e la contestuale
vittoria bianconera per 2-0 in trasferta contro l'Udinese. Evidentemente chi fa
certi paragoni omette alcuni particolari non proprio insignificanti. Quella
Juventus al vertice aveva la “triade” Bettega, Giraudo, Moggi. Oggi dov’è la
società? Perché al termine della partita nessun dirigente si è presentato davanti
ai microfoni per spiegare i motivi del perché ci si trova a fine febbraio senza
più obiettivi raggiungibili. Dov'è Giuntoli? In questo momento dovrebbe essere
proprio il Football Director a parlare, proprio come fece Andrea Agnelli in
quella drammatica serata di Haifa. Non è da Juventus permettere che sia
esclusivamente l'allenatore a occuparsi della comunicazione, specialmente in
momenti critici come questi, nei quali è fondamentale spiegare ai tifosi cosa
sta accadendo. Ma visto che come premesso le responsabilità vanno cercate a
tutti i livelli, dopo aver chiamato in causa la società invito tutti a
rileggere da chi è composta l’attuale rosa di giocatori e confrontarla con nomi
quali Buffon, Thuram, Zambrotta, Montero, Conte, Del Piero, Trezeguet, Davids,
Nedved, solo per citare alcuni calciatori che facevano parte di quella Juventus
della stagione 2001/2002. Infine, ma non in ordine d’importanza credo sia
opportuno considerare anche l’elemento “guida tecnica”. Quella Juve era guidata
in panchina da un condottiero navigato quale Marcello Lippi; oggi da un’apprendista
allenatore, peraltro integralista e dalle scelte creative (vedi la fascia da capitano
rorante) quale Thiago Motta. E allora, anziché sognare, che venga recuperata la
proverbiale pragmaticità sabauda in modo da assumere il prima possibile i
correttivi necessari, qualsiasi essi siano. Per salvare il salvabile di questa
stagione e prepararsi per la prossima.



Commenti
Posta un commento