GIOVANI TALENTI E SUCCESSI. ECCO PERCHÉ MANCINI POTREBBE ESSERE LA SCELTA DELLA JUVE

 

Di Filippo Vagli

Thiago Motta, attuale tecnico della Juventus, ha ancora buone possibilità di proseguire il suo incarico sulla panchina della Vecchia Signora, grazie al contratto che lo vincola al club fino al 2027. Ciononostante, è inevitabile e sensato che Cristiano Giuntoli stia elaborando un piano nel caso in cui risultati sfavorevoli nelle prossime partite mettano a repentaglio il quarto posto in classifica, vitale per le sorti di Madama. Tra i tanti nomi di allenatori accostati alla Juventus in caso di un possibile addio di Motta al termine di questa stagione (o anche prima), uno dei più discussi negli ultimi giorni è quello dell'ex commissario tecnico della Nazionale italiana, Roberto Mancini. La candidatura di Mancini va oltre il semplice "piano B" per la guida tecnica della Juventus. Se il club decidesse di scommettere su di lui, sarebbe un cambiamento notevole rispetto alla decisione presa la scorsa estate, quando si scelse di affidare il progetto di rilancio bianconero all'ex allenatore del Bologna. Perché la Juve dovrebbe pensare a Mancini? In primo luogo, per la sua straordinaria capacità di vincere, vantando una carriera professionale costellata di successi, tra cui tre scudetti con l'Inter, quattro Coppe Italia, due Supercoppe italiane, una Premier League, una Coppa d'Inghilterra, un Community Shield, una Coppa di Turchia e, per completare il quadro, la vittoria nell'Europeo del 2021 alla guida della Nazionale italiana. Esperienze che mettono in luce una mentalità orientata al successo e una spiccata capacità di gestione dei gruppi, unite a un elevato carisma e a una serie di competenze tecniche e gestionali, lo rendono particolarmente idoneo a guidare club di alto livello. Inoltre, è importante sottolineare che la Juventus continuerà a puntare sulla valorizzazione dei giovani talenti anche nei prossimi anni e Mancini ha sempre mostrato un forte interesse per la scoperta di talenti emergenti, come dimostrato dalle sue convocazioni e dal debutto in Nazionale di Zaniolo e Tonali, nonostante entrambi non avessero ancora giocato in Serie A. Ha inoltre convocato e fatto esordire in maglia azzurra giovani come Raspadori, Scamacca, Gnonto, Pobega, Ricci, Cancellieri, Zerbin, Salvatore Esposito, Scalvini e il classe 2006 Simone Pafundi, che a soli 16 anni e 247 giorni è diventato il più giovane esordiente in Nazionale dal 1970. Senza dimenticare l'importanza dell'esperienza, essendosi dimostrato capace di gestire i cosiddetti "senatori" con estrema disinvoltura, proprio come seppe “accarezzare”, schermare e mettere a loro agio sia Chiellini che Bonucci, pilastri fondamentali per le sfide più intense dell'Europeo vinto oltre Manica. Filosoficamente differente da Motta, Mancini ha sviluppato nel corso della sua carriera una maggiore capacità di gestire i propri calciatori dal punto di vista emotivo ed empatico. A differenza del tecnico italo-brasiliano, ancora in fase di crescita in questo ambito, Mancini ha imparato a bilanciare l’uso di "bastone e carota", affrontando le pressioni esterne con maggiore distacco e freddezza. Un'altra differenza rispetto all'attuale allenatore della Juventus è la sua mancanza di integralismo, poiché schiera le sue squadre tenendo in considerazione le caratteristiche dei giocatori, valorizzando l'identificazione dei ruoli e delle gerarchie. Si impegna a dare una struttura solida alla squadra, senza però soffocare il talento dei suoi giocatori. È disposto a modulare il sistema di gioco per assicurarsi che i calciatori più creativi possano esprimere liberamente la loro inventiva. Questo approccio è stato evidenziato durante la sua esperienza con la nazionale, dove ha schierato simultaneamente talenti tecnici come Jorginho, Verratti, Insigne e Berardi. Tra tutte queste luci ci sono anche ombre inquietanti riguardo al futuro di Mancini alla Juve, in particolare il tentativo di far dimenticare ai tifosi bianconeri le sue dichiarazioni rilasciate prima dello scoppio di Calciopoli, quando affermò: "Moggi dovrà rispondere molto presto ai giudici di molte cose". Inoltre, Mancini sostiene di considerare il famoso "scudetto cartonato" come un titolo legittimamente vinto: "Vinto meritatamente e onestamente, di cui siamo orgogliosi. Perché la Juve ha fatto cose non pulite". Queste parole non saranno facilmente accettate dal popolo bianconero, che porta ancora il segno della ferita del 2006. Tuttavia, se con il suo arrivo alla Continassa arrivassero anche grandi vittorie, potrebbe cambiare tutto, poiché le vittorie tendono a cancellare ogni controversia.

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