IL CORSIVO – THIAGO MOTTA: UOMO E ALLENATORE CAMPIONE DI UMILTÁ

 


Di Stefano Dentice

Innanzitutto c’è da fare i complimenti a Thiago Motta. Dopo aver conquistato brillantemente il triplete sul campo, fuori dalla Supercoppa Italiana, eliminazione dalla Champions e uscita anzitempo dalla Coppa Italia, Motta sta dimostrando non solo di essere «molto competente» sul rettangolo verde, ma sta facendo innamorare perdutamente tutti i tifosi juventini soprattutto per la sua commovente umiltà. Nella conferenza post Juventus – Empoli della coppa nazionale, l’’allenatore italo-brasiliano si era espresso così: «Oggi mi vergogno, mi vergogno di vedere la mia squadra giocare in questo modo, soprattutto nel primo tempo. E spero che anche i miei giocatori abbiano questa sensazione». Poi ha proseguito: «Nel primo tempo è mancata una cosa basica nella vita, non solo nel calcio: è l’atteggiamento, il comportamento. Oggi è mancato completamente. Vuol dire che io non ho saputo trasmettere a questi ragazzi l’importanza di giocare una partita di questo genere (quarti di finale di Coppa Italia, ndr) con la maglia della Juventus». Fin qui, un’ammissione di colpa totale, che non fa una piega. Peccato che nel prosieguo della conferenza, alla domanda successiva postagli da Nicola Gallo (Gruppo Mediapason) che gli ha chiesto «col senno di poi siamo tutti campioni, perché sappiamo come vanno a finire le cose. Però visto che di solito in coppa (Coppa Italia, ndr), lo ha fatto anche l’Empoli, si fa turnover, se a posteriori lei non ritiene che forse sarebbe stato più giusto dar spazio a chi ne ha avuto meno, magari aveva più motivazione, o a qualche giovane, visto la risposta (sul campo, ndr) che c’è stata», l’ex tecnico del Bologna ha risposto così: «È sempre la stessa storia. Perché sì, perché no, ha fatto, non ha fatto, prima, dopo. Tutte c****e». Ancora, non contento, Matteo Nava (La Gazzetta dello Sport) gli ha posto la seguente domanda: «Al di là dell’atteggiamento, ha cominciato con Kolo Muani, Vlahović, Nico González. Poche occasioni create, pochi tiri in porta, zero (incalzato dallo stesso Motta, ndr). Cosa è successo? Solo atteggiamento? O ci sono anche problemi di equilibrio? Non lo so, ci dica lei». Il mister bianconero ha replicato stizzito: «Sì, equilibrio, cambi prima, cambi dopo, quello e l’altro. Continuiamo a scrivere delle c****e». Dunque, il signor Thiago Motta ha ulteriormente dimostrato di saper reggere con saggezza filosofica anche le “pressioni” provenienti dalla stampa, oltre a spiccare per il suo impareggiabile acume tattico. Poi, come se non bastasse, nella conferenza pre Juventus – Verona si è definito «molto competente». Effettivamente, per farsi eliminare in semifinale di Supercoppa Italiana, ai playoff di Champions League e, dulcis in fundo, ai quarti di finale di Coppa Italia, bisogna necessariamente essere competenti in materia calcistica, specialmente saper operare le giuste sostituzioni, leggere tatticamente le partite nell’arco dei novanta minuti, saper gestire lo spogliatoio, tenerlo unito e trasmettere ai propri calciatori l’importanza di vestire una maglia storica e gloriosa come quella della Juve. Tutte qualità, queste, connaturate nel DNA dell’ex calciatore di Barcellona, Atlético Madrid, Genoa, Inter e Paris Saint-Germain. Si scrive Thiago Motta, si legge umiltà. Si scrive Thiago Motta da São Bernardo do Campo, si legge competenza.


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