LA CRISI JUVENTUS: LA NECESSITÀ DI RINASCITA E COESIONE PER TORNARE AI VERTICI

 


Di Filippo Vagli

La Juventus si trova in una situazione estremamente complessa. Difficile, se non impossibile, da prevedere all'inizio della stagione e dalla quale sarà altrettanto complicato riuscire a liberarsi. Dopo il 4-0 subito in casa contro l'Atalanta, la sconfitta di Firenze ha evidenziato, al di là del risultato negativo, una mancanza di cuore e determinazione che non rispecchia il vero spirito bianconero. L'ennesima formazione caratterizzata da continui cambi di ruolo e scelte poco comprensibili, ha rivelato un Thiago Motta visibilmente confuso. È evidente che ci siano problemi di coesione all'interno del gruppo. Quando i giocatori si sentono smarriti e disorientati, anche le loro prestazioni in campo possono risentirne negativamente. È essenziale che la squadra recuperi unità e comunicazione. Tuttavia, attualmente, cercare di risolvere la situazione che si è creata è complicato, poiché c'è il rischio che ogni soluzione possa rivelarsi addirittura peggiore del problema. Ci sono ancora nove partite, le quali saranno decisive per la qualificazione alla Champions, e molti si interrogano se sia opportuno proseguire con Thiago Motta come allenatore. È difficile concepire come l'allenatore possa ricostruire il rapporto con la squadra, considerando che si tratta di un gruppo in crisi, che, dopo l'eliminazione dal modesto PSV è uscito dalla Coppa Italia contro le riserve dell’Empoli e ha subito pesanti sconfitte contro Atalanta e Fiorentina. Una scelta che compete a una società, un'entità quest’ultima che il popolo bianconero percepisce come sempre più distante. Ecco perché sarebbe riduttivo addossare tutte le colpe solo a Thiago Motta. Una debacle sportiva di tale portata presenta sempre molteplici cause. Sebbene le responsabilità di Motta siano rilevanti è altresì evidente che anche i giocatori e la dirigenza abbiano un ruolo nei pessimi risultati di quest'anno. La sconfitta contro l’Atalanta aveva già sollevato interrogativi interni, e il passo falso di ieri spinge inevitabilmente verso un’analisi più approfondita degli errori commessi, poiché solo attraverso un severo esame di coscienza può avvenire la rinascita di cui si parla. D'altra parte, la Juventus sta cercando di ritrovare la propria identità da almeno cinque anni, alternando dirigenti, allenatori e giocatori senza avere una direzione chiara. È innegabile come dall'ultima vittoria del campionato sotto la guida di Maurizio Sarri, la Juventus stia attraversando il momento più critico di un lungo e difficile periodo di insuccessi, segnato da decisioni errate. Ma il vero fallimento non è sbagliare percorso, quanto rifiutarsi di correggerlo. Perché più a lungo rimani sul treno sbagliato più costoso sarà tornare a casa. È fondamentale comprendere gli errori per prevenirli in futuro, piuttosto che cercare un colpevole cercando di lavorare a tutti i livelli con serietà, impegno, senso del dovere e lealtà verso i tifosi. Non è la prima volta che la Juventus si trova ad affrontare un lungo periodo di crisi, e chi conosce la sua storia è consapevole che avrà la forza di riprendersi anche questa volta. Anche i dati confermano questa tendenza: la Juventus ha subito due sconfitte consecutive con un margine di oltre tre gol solo in altre due occasioni, nel 1956-57 e nel 2010-11 ed entrambe le stagioni furono seguite da periodi di grande successo. È fondamentale ripartire immediatamente per riconquistare il quarto posto, perso a favore del Bologna a causa della sconfitta di ieri. È necessario rivedere la formazione della squadra, valorizzando l'esperienza e prendendo decisioni oculate su chi schierare in campo. Inoltre, sarà fondamentale individuare alcuni leader idonei per guidare il team, sia a livello dirigenziale che in panchina e in campo.


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