L’EDITORIALE – JUVENTUS: L’ORLO DEL BARATRO È SEMPRE PIÚ VICINO
Di Stefano Dentice
Se la situazione attuale in casa Juventus non rasenta
l’imponderabile, poco ci manca. Con ogni probabilità, neppure i tifosi
juventini affetti da scetticismo cronico avrebbero mai immaginato uno scenario
simile dopo sette mesi di stagione. La Juve del nuovo corso
targato Thiago Motta sta colando a picco. Non è bastata
l’umiliante sconfitta interna, 0-4, con l’Atalanta di Gian
Piero Gasperini, perché la Vecchia
Signora è uscita con le ossa rotte
anche dalla trasferta di Firenze, dove ha rimediato un sonoro 3-0 contro
l’ottima Fiorentina guidata dall’ex Raffaele Palladino. Dopo il
«triplete della vergogna», ovvero le eliminazioni dalla Supercoppa Italiana, dalla Champions e dalla Coppa Italia, i bianconeri stanno miseramente perdendo punti e dignità anche in
campionato. Madama, in questo momento, è quinta in classifica
con 52 punti, sorpassata di una lunghezza addirittura dal sorprendente Bologna di Vincenzo Italiano. Ma non è solo l’attuale piazzamento a
perplimere fortemente il popolo juventino, quanto le deprimenti prestazioni
offerte sul manto erboso, match in cui Locatelli e compagni
appaiono fragili come un grissino, senza un briciolo di carattere, senza idee,
costrutto nè personalità, senza carisma e leadership. Da ormai cinque mesi
circa, questa squadra sta inanellando una serie di prove e risultati
raccapriccianti. Dietro la lavagna, a scanso di equivoci, ci finiscono tutti:
società, allenatore e calciatori. Ma è l’oramai ex «risulchista» Thiago Motta
il responsabile principale di questa pessima annata. Infatti, l’ex tecnico dei
felsinei, non perde mai occasione di dimostrare tutta la sua totale incapacità
di guidare una squadra gloriosa come la Juventus: gestione perniciosa dello
spogliatoio, letture tecnico-tattiche incomprensibili, scelte di formazione e
sostituzioni al limite del kafkiano, nonché una comunicazione patetica e una
snervante sicumera, stanno diventando sempre più le sue peculiarità. Tutto ciò
è ancor più inaccettabile dopo la vera e propria rifondazione di un organico,
cresciuto qualitativamente e numericamente, avvenuta nel mercato estivo e
invernale. L’ex allenatore dei rossoblù non è stato ancora in grado di
valorizzare realmente nessun elemento della rosa, soprattutto i nuovi acquisti
come Teun Koopmeiners, ad esempio, che si sta rivelando sempre
più un gigantesco flop; specie in relazione al costo del suo cartellino (51
milioni + 6 eventuali di bonus). La dirigenza, Cristiano Giuntoli in
primis, eccezion fatta per il post Fiorentina
– Juventus, è perennemente assente
come sono assenti i neuroni di Daniele
Adani e Antonio Cassano quando
dileggiano Massimiliano Allegri e quando si azzardano a disquisire di
tattica. Poi, ovviamente, c’è anche l’enorme responsabilità degli interpreti
sul rettangolo verde, come Kelly, Vlahović, Nico González
e Savona, su tutti, che stanno tremendamente deludendo le aspettative.
Ma anche in questo caso, con una guida tecnica diversa, le loro performance
sarebbero probabilmente di livello superiore. Invece merita un capitolo a parte
la situazione relativa agli infortunati: ad esclusione dei lungodegenti Bremer, Milik e Cabal, infortuni traumatici
pesantissimi che, senza ombra di dubbio, stanno incidendo negativamente sulle
sorti della stagione bianconera, la caterva di defezioni muscolari non si può e
non si deve ascrivere assolutamente alla sfortuna. Negli anni scorsi, quando
sulla panchina sedeva un certo Max
Allegri, oltre ad imputargli
persino il malfunzionamento della connessione Wi-Fi, dei climatizzatori e dei
phon delle camere del J Hotel, il mister labronico era puntualmente accusato
anche per gli innumerevoli infortuni muscolari patiti dai suoi calciatori.
Perché da quando è giunto a Torino il «Messia della panchina» italo-brasiliano, nessuno, o quasi nessuno,
ipotizza che la quantità industriale di stop muscolari potrebbe dipendere dal
lavoro dello staff atletico da lui diretto? Se questa non è malafede, è
qualcosa di molto simile. Oggi, dopo sette mesi di stagione, l’entusiasmo della
tifoseria è sotto i tacchi. La Juventus, in tutta la sua storia, proprio nei
periodi di buio pesto, ha sempre dimostrato di saper rinascere come l’Araba
Fenice. Ma purtroppo, allo stato attuale, la Signora sembra sempre più anziana e devastata dai continui acciacchi.



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