L’EDITORIALE – JUVENTUS: IL VOLTO DELLA VECCHIA SIGNORA È RINGIOVANITO
Di Stefano Dentice
Se è vero che due indizi non sono
sufficienti per fare una prova, è altrettanto vero che possono bastare per
avere quantomeno un’idea del cambiamento graduale della Juventus con
l’arrivo di Igor Tudor alla Continassa. L’allenatore croato, dopo
l’addio del «Divino della panchina», Thiago Motta, ha ereditato solo un
cumolo di macerie, sia dal punto di vista tattico che, soprattutto, sotto
l’aspetto caratteriale.
Già all’esordio dell’ex tecnico
della Lazio, nel match dell’Allianz Stadium di Torino vinto 1-0
con il buonissimo Genoa di Patrick Vieira, la Juve aveva
mostrato segnali positivi specialmente nella fase di non possesso, con una
squadra molto più corta, compatta, con le giuste distanze fra i reparti, seppur
non particolarmente brillante nella fase offensiva. Invece, l’1-1 dell’Olimpico
di Roma contro i giallorossi guidati dalle mani sapienti e sicure di Claudio
Ranieri, ha evidenziato ulteriori miglioramenti anche in fase di possesso,
poiché la Vecchia Signora si è resa molto più pericolosa, specie nella
prima frazione di gioco, rispetto alla gara precedente con i liguri.
Ma ciò che sta cambiando davvero
è l’atteggiamento dei bianconeri sul rettangolo verde, in primis sul piano temperamentale,
della personalità, dell’intensità agonistica, dello spirito d’abnegazione, del
senso di appartenenza. Tutte caratteristiche in pieno stile Juventus che, con
il «Messia della panca», non si vedevano neppure con il telescopio della NASA.
Inoltre, tornando a disquisire sul lato puramente tattico, la Juve di Igor
Tudor pratica un calcio molto più improntato sulla verticalità, sulla
partecipazione attiva e costante dei due braccetti schierati nel 3-4-2-1, nuovo
sistema tattico del mister di Spalato che, con questo modulo, ha chiuso nel
ripostiglio il 4-2-3-1 di mottiana memoria.
Ma non solo, anche la consegna
definitiva della fascia di capitano a Manuel Locatelli sta a significare
una netta inversione di tendenza rispetto al passato, quando Motta, al
contrario, faceva ruotare la fascia a turno manco se la Juventus fosse la
squadra dell’Oratorio Salesiano Michele Rua di Torino.
Sia chiaro, a scanso di equivoci
e facili entusiasmi, Madama è ancora a dir poco perfettibile. Ma
l’approdo di Tudor all’ombra della Mole ha palesemente portato una ventata di
aria nuova e pura, un’iniezione di fiducia, una scossa elettrica necessaria,
per far sì che si potesse vedere (finalmente) la luce in fondo al tunnel in cui
Locatelli e compagni erano sprofondati a causa del «filosofo di São
Bernardo do Campo». Ora la musica sta cambiando, lentamente, ma sta cambiando.
Tutti gli interpreti sul manto erboso sono molto più «intonati», leggono
ed eseguono la stessa «partitura» con applicazione, concentrazione e dedizione,
senza essere sballottolati da una parte all’altra del campo in modo totalmente
insensato. Anche l’impiego di Nico González a destra, nella sua
mattonella ideale, sia da quarto di centrocampo che da trequartista sul
centrodestra nel 3-4-2-1, dove può convergere e armare il suo mancino al gusto
di stricnina, ha rivitalizzato proprio l’ex calciatore della Fiorentina,
spedito sempre sull’out di sinistra, fuori ruolo, dal precedente allenatore.
In questo momento la Juventus è ancora
quinta in classifica con 56 punti, ma la vittoria di Torino e il buonissimo
pareggio di Roma, frutto quindi di quattro punti nelle ultime due partite, sono
comunque molto utili in ottica quarto posto. Questa Juve a guida «croata»,
quella del presente, lascia ben sperare per l’immediato futuro.



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