40 ANNI DALL’HEYSEL: IL RICORDO INDELEBILE DELLA JUVENTUS E IL VALORE DELLA MEMORIA COLLETTIVA
Di Filippo Vagli
Il 29 maggio
1985 rimane una data scolpita nella memoria di milioni di appassionati di
calcio e non solo. Quarant’anni fa, allo stadio Heysel di Bruxelles, una
tragedia senza precedenti ha segnato per sempre la storia dello sport e della
società: 39 persone persero la vita a causa di violenti scontri scoppiati poco
prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Un evento
che ha trasformato una serata di festa in un incubo, lasciando una ferita
aperta che ancora oggi non può e non deve essere dimenticata.
Il ricordo
della Juventus: una ferita ancora aperta
Anche la
Juventus, attraverso il proprio sito ufficiale, ha voluto commemorare questa
dolorosa ricorrenza. La società bianconera sottolinea come quella notte
rappresenti una ferita profonda, impossibile da rimarginare, che continua a far
male nonostante siano passati quattro decenni. La perdita di vite umane
innocenti, il dolore per chi non è mai tornato a casa e la consapevolezza di un
dramma senza senso sono elementi che rendono doveroso mantenere viva la
memoria. La Juventus si impegna a custodire il ricordo di quella tragedia,
portando avanti la memoria condivisa di tutte le vittime e di chi ha vissuto
quei momenti con orrore e dolore. Ricordare è l’unico modo per evitare che
simili tragedie possano ripetersi e per onorare chi ha perso la vita in una giornata
che avrebbe dovuto celebrare lo sport e invece si è trasformata in un incubo.
La memoria
come strumento contro il revisionismo e la strumentalizzazione
A distanza di 40
anni, il ricordo dell’Heysel è anche un baluardo contro il revisionismo storico
e le interpretazioni distorte che talvolta emergono. Il rischio è che, con il
passare del tempo, si insinui un “tarlo nell’orecchio”, un pensiero intrusivo
che mette in discussione la verità dei fatti e arriva a colpevolizzare le
vittime. Questi tentativi di riscrivere la storia o di minimizzare la tragedia
trovano terreno fertile soprattutto in chi non ha vissuto direttamente quei
momenti. Per questo è fondamentale mantenere viva la memoria collettiva,
attraverso testimonianze dirette, ricordi e la voce di chi ha subito perdite di
persone care.
Perché
ricordare, anche dopo 40 anni?
Ricordare non è
solo un atto di giustizia verso le vittime e le loro famiglie, ma anche un modo
per difendere la verità storica e contrastare chi vorrebbe strumentalizzare o banale
una tragedia così profonda. La memoria diventa così un’arma di autodifesa
collettiva, un confine netto tra chi vuole mantenere vivo il ricordo e chi,
invece, tenta di riscrivere la storia a proprio vantaggio.
A 40 anni di
distanza, l’Heysel resta un monito potente: un invito a non dimenticare mai, a
custodire gelosamente ogni testimonianza e a mantenere viva la memoria,
affinché il dolore di quella notte non venga mai più calpestato o
strumentalizzato. La Juventus e tutta la comunità sportiva continuano a portare
avanti questo impegno con rispetto, consapevolezza e determinazione.
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