JUVENTUS IN CHAMPIONS LEAGUE: UNA QUALIFICAZIONE CHE NASCONDE DELUSIONI E LA NECESSITÀ DI UNA PROFONDA RICOSTRUZIONE
Di Filippo Vagli
In una stagione
in cui l’onore della Juventus è stato più volte violato, la qualificazione alla
Champions League, ottenuta con enorme e quasi incredibile fatica contro il
Venezia, coprirà molte colpe, ma non potrà mai rappresentare un traguardo
positivo. Non dopo un mercato estivo che lasciava presagire ben altro, non dopo
aver fallito tutti gli altri obiettivi sportivi, non dopo aver interrotto
prematuramente il progetto con Motta dopo soli otto mesi, né dopo una stagione
trascorsa a fatica. Alla fine della partita di ieri, molti tifosi della
Juventus provavano soprattutto un senso di sollievo. Sollievo da parte di chi è
felice che questa stagione sia finita. Sarebbe ingiusto non attribuire a Igor
Tudor il merito di aver risollevato la squadra, così come riconoscere alla
squadra stessa il merito di essersi rialzata dall’abisso. Forse è proprio dallo
spirito che ha animato la Juventus negli ultimi due mesi che bisogna ripartire,
non dalla qualità del gioco, dalla precisione o dall’attenzione, ma da quella
forza interiore. Intorno a questo spirito può iniziare una ricostruzione, che
sarà molto difficile, ma almeno partirà con un budget di 80-100 milioni in più
e la possibilità di disputare la massima competizione europea. Ora la Juventus
deve scegliere un nuovo allenatore. Sebbene il nome di Antonio Conte circoli
con insistenza, non è detto che ciò corrisponda a una reale probabilità che sia
lui il prescelto (in questi tempi i media possono amplificare anche i segnali
più deboli), tuttavia resta uno dei candidati più forti per la panchina
bianconera. Scegliere Conte sarebbe una decisione forte e netta, una svolta
radicale: non è un allenatore qualunque, soprattutto se si parla di Juventus.
Affidarsi a lui significa voler intraprendere un certo tipo di ricostruzione,
non solo tecnica ma anche gestionale. Conte, infatti, interagisce profondamente
con la dirigenza, influenzando non solo il campo ma anche l’ambiente
circostante, e nella Juventus godrebbe di un’aura potente, da leader
carismatico quale è. Considerando la situazione attuale, il tecnico leccese
potrebbe essere la scelta più adatta, perché nessuno ha la capacità di
rigenerare i giocatori e tirare fuori il meglio da loro come lui. La Juventus
necessita di una rigenerazione profonda, di ritrovare l’essenza dei propri
valori, di tornare a considerarsi una grande squadra e non un club che si
accontenta del quarto o quinto posto, a seconda della fortuna. Conte non è
l’unica opzione valida né l’unica soluzione possibile, ma è fondamentale che
qualunque allenatore venga scelto, il suo percorso sia supportato in modo più
costante, attivo e funzionale rispetto a quanto avvenuto con Thiago Motta, che
pure ha responsabilità per decisioni disastrose, comportamenti incomprensibili
e atteggiamenti presuntuosi, ma che è stato spesso lasciato solo. La Juventus
deve tornare a essere un blocco unico, una vera squadra, non solo in campo ma
anche fuori.
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