IL COMMENTO – JUVENTUS: IL PRIMO TASSELLO (DI CAMPO) SI CHIAMA IGOR TUDOR

 


Di Stefano Dentice

Dopo aver accostato alla panchina della Juventus una sfilza di nomi come Conte, Mancini, Gasperini, Marco Silva, Genesio, ci mancavano solo Eziolino Capuano, Andrea Stramaccioni e Nedo Sonetti per completare il totoallenatore, arriva finalmente la notizia del rinnovo di Igor Tudor, fino al 2027 (con opzione per il 2028), attraverso il comunicato ufficiale della Juve. Così, il nuovo direttore generale Damien Comolli, supportato da Giorgio Chiellini nel ruolo di Director of Football Strategy, batte il suo primo colpo in attesa di trovare un nuovo direttore sportivo e un direttore tecnico.

Nove anni complessivi di bianconero vestito da calciatore, costellati dalla vittoria di due scudetti, due supercoppe italiane, un campionato di Serie B e una coppa Intertoto. Poi, nella stagione 2020-2021, al fianco di Andrea Pirlo nel suo staff tecnico, con il quale alza al cielo una Supercoppa italiana e una Coppa Italia. Mentre a distanza di quattro anni, esattamente il 23 marzo 2025, diventa allenatore di Madama ereditando macerie e cenere prodotte da Thiago Motta, tecnico affetto da inguaribile tracotanza e «astigmatismo tattico cronico» che stava distruggendo totalmente lo spogliatoio. Tudor, grazie alla sua determinazione e alle sue doti di «riparatore della panchina», riesce a condurre la Vecchia Signora a quel tanto agognato quanto salvifico quarto posto che, fra mille difficoltà, raddrizza un’annata - fino a quel momento - del tutto fallimentare.

Dunque, il rinnovo dell’allenatore croato è il primo passo importante che segna la ricostruzione del club bianconero, una società che gradualmente sta avviando un processo di cambiamento e miglioramento. Certo, ora è indispensabile intervenire sul mercato ma, soprattutto, adesso, disputare il Mondiale per Club coltivando l’ambizione di arrivare il più lontano possibile.

Igor Tudor rappresenta la sintesi perfetta della juventinità, del senso e dello spirito di appartenenza, della voglia di vincere, del temperamento, della personalità, del carisma e della leadership. Ma non solo, perché guardando strettamente al rettangolo verde, l’allenatore di Spalato è tutt’altro che un dogmatico, pratica un calcio piuttosto verticale, flessibile, in grado di adattarsi alle varie esigenze tattiche rispetto all’avversario, senza mai farsi condizionare e obnubilare da una «ideologia calcistica» che spesso, purtroppo, rischia di essere controproducente.

Come succede quasi sempre, specialmente in questi casi, già tanti tifosi juventini stanno storcendo il naso per la sua permanenza in bianconero, probabilmente perché guardando il suo palmares da tecnico fanno notare una sola vittoria, in sedici anni di carriera sulla panca, conquistata con l’Hajduk Spalato nella stagione 2012-2013, ovvero la Coppa di Croazia. Per carità, un’opinione legittima. Ma soprattutto in questo momento, in cui tutto il popolo bianconero invocava giustamente una guida che incarnasse la juventinità fino al midollo, Igor Tudor rappresenta la scelta più saggia, quella più giusta e doverosa.

Affrontare una stagione che, senza dubbio, sarà piena di insidie, ostacoli e grosse difficoltà, non sarà ovviamente una passeggiata di salute per lui. Ma Igor Tudor è animato da entusiasmo, grandissime motivazioni e amore per la gloriosa maglia della Juventus.

Forza e coraggio, mister! Che il sacro fuoco bianconero sia con te!


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