LA PROVA DEL NOVE PER TUDOR: RIUSCIRÀ A RIPORTARE LA JUVE AL SUCCESSO?
Di Filippo Vagli
Igor Tudor ha il
delicato compito di rilanciare la Juventus verso il successo, ma per riuscirci
deve evitare di restare un “uomo solo al comando”. La sua nomina è arrivata
dopo i tentativi falliti con Conte e Gasperini, alimentando un certo
scetticismo tra tifosi e addetti ai lavori, che lo vedono come una sorta di
terza scelta. Tuttavia, il croato conosce bene la storia e il peso della maglia
bianconera, avendola indossata per nove anni, e questo gli dà una base di
credibilità e determinazione.
La chiave per
il rilancio della Juve dipenderà da tre elementi fondamentali:
- Il supporto
deciso della società: specie nei momenti difficili e inevitabili del
campionato. Tudor non deve trovarsi isolato nel processo decisionale, ma
potersi affidare a un adeguato coordinamento tra l’area tecnica e il suo staff,
un compito che ricade sul direttore tecnico come Comolli o Modesto.
- L’elasticità
tattica dell’allenatore, che dovrà saper modificare il modulo (predilige il
3-4-2-1) in base alla gara, agli avversari e alle caratteristiche della rosa.
La rigidità tattica è un limite ormai superato nel calcio moderno: anche grandi
tecnici come Conte hanno dovuto adattarsi alle esigenze, come dimostra il suo
passaggio decisivo al 4-3-3 con cui ha vinto lo scudetto.
- Una rosa
competitiva e strutturata, con acquisti mirati che forniscano sia qualità
sia quell’esperienza necessaria per competere su più fronti. Tudor ha più volte
sottolineato che la squadra deve essere completa e valorizzare tutti i
giocatori a disposizione, proponendo così una sintesi tra la propria visione e
le caratteristiche reali del gruppo.
Da quando Tudor
è subentrato, la Juventus ha mostrato segnali di crescita sia sul piano della
mentalità sia sotto il profilo del gioco, riscoprendo il proprio “DNA” fatto di
grinta e resilienza dopo il periodo complicato con Thiago Motta. Pur con ancora
qualche dubbio legato alla sua esperienza da allenatore – sei stagioni
complessive, spesso interrotte da dimissioni o esoneri – ha saputo ricompattare
l’ambiente e rilanciare singoli importanti (come Vlahovic e Kelly).
Il futuro di
Tudor dipenderà molto dall’esito della stagione, soprattutto dalla
qualificazione in Champions, obiettivo minimo concordato per una sua possibile
conferma. In caso di successo, la sua permanenza sarebbe una scelta logica per
dare continuità al progetto e consolidare il rilancio partito sotto la sua
guida, evitando così frequenti cambi di rotta in panchina che hanno
caratterizzato gli ultimi anni della Juventus. Tudor può davvero prendersi la
Juve e rilanciarla, ma non può farlo da solo. Il club dovrà sostenere
pienamente la sua figura, garantire coesione nelle scelte e costruire una rosa
adeguata. Solo così si potrà ambire non solo a tornare competitivi, ma anche a
scrivere un nuovo capitolo di successo per la Vecchia Signora.



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