VLAHOVIC E JUVENTUS: ANALISI TECNICA E GESTIONALE DEL DECLINO DI UN INVESTIMENTO STRATEGICO

 


Di Filippo Vagli

L’arrivo di Dusan Vlahovic alla Juventus nel gennaio 2022, per una cifra complessiva intorno agli 80 milioni di euro, rappresentava un investimento chiave per il rilancio offensivo del club. L’attaccante serbo, reduce da un rendimento prolifico alla Fiorentina, era stato individuato come il terminale ideale per il progetto tecnico bianconero, con un profilo di centravanti moderno, capace di combinare fisicità, capacità di finalizzazione e partecipazione al gioco di squadra. Tuttavia, a distanza di tre stagioni, il bilancio tecnico e gestionale del suo periodo a Torino appare fortemente negativo. Dal punto di vista contrattuale, Vlahovic percepisce un ingaggio netto di circa 12 milioni di euro, bonus inclusi, un costo che risulta incompatibile con la politica di contenimento salariale attuata dalla società sotto la nuova gestione dirigenziale. Il tentativo di rinegoziazione contrattuale, con proposte di rinnovo a cifre ridotte (tra 7 e 8 milioni), è stato respinto dal giocatore, che sembra intenzionato a sfruttare la scadenza naturale del contratto per lasciare la Juventus a parametro zero. Dal punto di vista economico, la Juventus mira a monetizzare la cessione di Vlahovic per un valore superiore ai 19,5 milioni di euro, corrispondente al valore residuo in bilancio, al fine di evitare una minusvalenza. Tuttavia, le offerte concrete sono state scarse e non rispondenti alle aspettative, soprattutto a causa dell’ingaggio elevato e delle richieste economiche del giocatore. Il Milan, su input di Allegri, ha sondato il mercato ma ha rinunciato per motivi economici, mentre l’interesse estero si è concentrato su club con minori ambizioni sportive, non gradite a Vlahovic. Tatticamente, il rendimento dell’attaccante è stato al di sotto delle aspettative. Nonostante Tudor lo abbia inserito come fulcro del sistema offensivo, Vlahovic non è riuscito a garantire continuità né a incidere con la produttività attesa. La sua capacità di adattamento alle richieste tattiche del tecnico è risultata limitata, con un calo di efficacia sia in fase realizzativa sia nel contributo al gioco collettivo. La situazione si è ulteriormente complicata per motivi extra campo, con segnali di tensione tra il giocatore e la società, evidenziati da comportamenti sui social media che hanno alimentato malumori nello spogliatoio e tra i tifosi. L’atteggiamento di Vlahovic, percepito come poco rispettoso nei confronti del club e dei supporter, rischia di compromettere ulteriormente la sua posizione all’interno della rosa. Dal punto di vista strategico, la Juventus ha già pianificato l’inserimento di Jonathan David, un profilo più giovane e con caratteristiche tecniche e tattiche più in linea con il progetto di Tudor e della società. L’arrivo di David indica la volontà di non dipendere dal futuro di Vlahovic, ma la sua permanenza fino a scadenza potrebbe rappresentare un problema gestionale e di spogliatoio, con possibili conseguenze negative sul rendimento complessivo della squadra. In conclusione, Vlahovic rappresenta un caso emblematico di investimento non riuscito, dove la valutazione economica, la gestione contrattuale e l’integrazione tattica non hanno prodotto i risultati attesi. La sua esperienza alla Juventus sarà ricordata come un esempio di come un profilo tecnico promettente possa trasformarsi in un problema gestionale e sportivo, con ricadute negative sia sul piano economico sia sul progetto tecnico del club.


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