LA JUVENTUS E IL DUBBIO TATTICO: IL 3-4-2-1 DI TUDOR HA SENSO O È ORA DI CAMBIARE?

 


Di Filippo Vagli

Cinque partite ufficiali, un percorso ancora immaturo nel giudizio ma con evidenze che iniziano a pesare. La Juventus di Tudor continua a puntare sul 3-4-2-1, modulo che sulla carta sembra perfetto per valorizzare i singoli. Bremer si esprime meglio con una linea a tre, Kelly sembra rinato da terzo centrale, Locatelli guadagna in efficacia con un partner a fianco e Cambiaso giocando da quinto maschera le lacune difensive che emergerebbero con una linea difensiva a quattro. Senza dimenticare che Yildiz è devastante da trequartista a differenza di quando veniva decentrato sull’out di sinistra. Eppure, il quadro complessivo sul campo non è netto come il disegno teorico. La partita col Verona è stata emblematica: la squadra ha dominato con il possesso palla intorno al 70%, primato stagionale, e dati impressionanti su passaggi completati e pressing alto. Ma non solo è mancata la sensazione di dominio della gara, più di una ripartenza gialloblù ha fatto tremare i bianconeri, con un xG finale per nulla rassicurante (0,5 contro 1,5 degli avversari) e una prestazione sottotono in fase offensiva. Tener palla e pressare alto senza concretezza offensiva né solidità difensiva non porta punti e a preoccupare è la mancanza di equilibrio. Un po’ perché i due centrocampisti spesso vanno in inferiorità numerica in mediana mandando in tilt la fase difensiva. L’idea di un pressing aggressivo, uomo su uomo e la costante ricerca della riaggressione, sembra lasciare ampi spazi dietro, rendendo la retroguardia vulnerabile, soprattutto quando manca Gleison Bremer. Un calcio potenzialmente “bello da vedere” può diventare un’utopia a chimera se la robustezza difensiva non regge il ritmo, e senza risultati concreti tutto diventa mero esercizio estetico. Se la Juventus è ancora imbattuta, è soprattutto grazie all’over performance realizzativa: con un xG medio di 1,27 gol a partita e 1 concessi, i gol reali sono nettamente oltre le aspettative ma il rischio è di pagare caro nel medio termine. Tudor non è uomo da cambi repentini, e non sembra prossimo a stravolgere modulo o atteggiamento in vista della sfida all’Atalanta. Con gli orobici sarà un altro banco di prova importante: molti prevedono partita con ribaltamenti e pochi fronzoli, una “partita all’inglese”, considerato il modo di intendere calcio dei due allenatori. Ma se il 3-4-2-1 è teoricamente il migliore per i giocatori, la domanda resta: è il miglior modo di farli giocare insieme? L’alternativa più invocata – ma chissà se praticabile – è il 4-3-3, con Cambiaso terzino anziché centrocampista aggiunto e un centrocampo più equilibrato con un mediano e due mezzali al suo fianco. Sarà interessante vedere se la Juve riuscirà a mostrare segnali di crescita già contro l’Atalanta, o se toccherà a Tudor rivedere i pilastri della sua filosofia calcistica e aprire a nuove configurazioni tattiche. Il tempo per lavorare è poco e serve già una scossa, perché la stagione sta entrando sempre più nel vivo e la classifica, chiede risposte certe. Alla fine, come dice un vecchio adagio, la partita perfetta è quella finita 0-0, ma chi conosce il calcio sa che l’equilibrio è più di un’esigenza: è l’anima stessa di una squadra vincente. Sta alla Juve e a Tudor trovare la strada per non perderla.

 


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