L’EDITORIALE – JUVENTUS: MENTE FREDDA E CUORE CALDO ANCHE IN EUROPA

 


Di Stefano Dentice

A quattro minuti e mezzo dal novantesimo il risultato è 4-2 per il Borussia Dortmund. Poi, in positivo, succede il finimondo: Vlahović e nientepopodimeno Kelly, di nuovo in gol dopo il derby d’Italia contro l’Inter, salvano la Juventus che esce dall’Allianz Stadium di Torino con un 4-4 epico!

Riavvolgendo il nastro del film della partita, Yıldız emula un certo Alessandro Del Piero, esattamente trent’anni dopo, con un destro a giro di bellezza giottesca che va a incastonarsi sotto l’incrocio, firmando il momentaneo 1-1. Poi, ancora una volta subentrato dalla panchina, sale in cattedra Dušan Vlahović che sigla la rete del 2-2, quella del 3-4 e, non contento, confeziona un assist delizioso come il cacao Criollo per il definitivo 4-4 timbrato da una zuccata in tuffo di Lloyd Kelly.

A bocce ferme, con il fisiologico abbassamento del livello di adrenalina, così come JuventusInter, anche Juventus - Borussia Dortmund, gara d’esordio della Champions 2025-2026, mette in evidenza luci e ombre nella squadra di Igor Tudor.

Le note positive, quelle più intonate, sono tante. Ma una, su tutte, è lo spirito Juve che sta sempre più contraddistinguendo il gruppo allenato dal tecnico croato. Locatelli e compagni hanno severamente bandito dal loro personale dizionario il sostantivo «arrendevolezza». La Vecchia Signora, infatti, soprattutto grazie alla «terapia d’urto» dell’ex allenatore della Lazio iniziata sei mesi fa, non sa più cosa significhi essere caratterialmente fragile. Con l’arrivo del mister di Spalato, Madama è sempre meno “zebra” e molto più “leonessa”, proprio come piace a lui.

Però, di contro, emergono anche degli aspetti negativi su cui è necessario lavorare urgentemente. Gli scricchiolii difensivi mostrati con i nerazzurri sabato scorso, si sono (ri)visti nell’Europa che conta proprio con la formazione guidata da Niko Kovač. Questo perché, al netto di un Di Gregorio assolutamente colpevole in particolar modo sul gol di Yan Couto, subìto sul suo palo, l’atteggiamento difensivo negli ultimi 20-25 metri non è per niente corretto: i centrocampisti, troppo spesso, rinculano invece di uscire forte per accorciare prontamente sul calciante di turno, facendosi trovare quasi sempre impreparati. E questi errori, purtroppo, sono stati replicati come una sorta di copia-incolla a distanza di tre giorni dal match con l’undici di Chivu.

Guardando invece alla fase di possesso, specie nelle ultime due uscite, troppi gli errori tecnici in costruzione e nello sviluppo che condizionano la fluidità della manovra. Il fraseggio, tranne quando si cerca giustamente la verticalità e le imbucate, diventa lento e prevedibile, con molti passaggi all’indietro davvero snervanti.

Ma (ri)tornando ai fattori positivi, alcuni singoli, nello specifico, stanno brillando: Kalulu, Bremer, Kelly, Locatelli, Thuram, Cambiaso e Yıldız si stanno rivelando fondamentali in questo avvio di stagione. João Mário, Adžić e Openda, quando chiamati in causa, sono ottime frecce per l’arco impugnato da Tudor. Mentre Zhegrova, che ha avviato e orchestrato l’azione del 4-4 con una qualità tecnica eccelsa, sta già stuzzicando la fantasia del popolo juventino.

Capitolo a parte per Vlahović, il tanto vituperato Dušan Vlahović, bollato da alcuni giornalisti di fede bianconera come una «pippa», addetti ai lavori competenti in materia calcistica tanto quanto Antonio Cassano è competente in storia della letteratura italiana. L’attaccante serbo, «esubero di extralusso» in estate, sta dimostrando di essere una risorsa di vitale importanza per la Juventus, (ri)trovando motivazioni, lucidità, killer instinct e soprattutto quella voglia matta di incidere e fare realmente la differenza.

Osservando il quadro completo, questa Juve è una squadra con gli attributi di cemento armato: solida, coesa, granitica, che non intende arrendersi alla prima difficoltà neppure sotto tortura. Un gruppo, in primis, composto da calciatori veri, di grande spessore umano, con valori importantissimi. Poi, in secondo luogo, formato ovviamente da elementi di notevole caratura tecnica che, al 100% delle loro possibilità fisiche, atletiche e mentali, alzano sensibilmente l’asticella.

Tutta mente fredda e cuore caldo. Oggi, questa Juventus, è così.


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