IL DECLINO DELLA JUVENTUS: DA SIMBOLO DI STABILITÀ A CAOS GESTIONALE

 


Di Filippo Vagli

La Juventus granitica e orgogliosa di un tempo è morta. Sepolta sotto cumuli di decisioni improvvisate, panchine bruciate e dirigenti che sembrano passare solo per un triste giro di valzer. Cinque allenatori in un anno e mezzo non sono un episodio, ma una metastasi che sta mangiando dall’interno la società. Da Allegri a Montero, da Thiago Motta a Tudor fino a Brambilla: una sfilza di nomi che racconta non continuità, ma una disperata ricerca di un barlume di stabilità, un’inettitudine che ha il sapore amaro dell’incapacità tattica e progettuale. La verità è che la Juventus non sa più chi è, forse non ha mai davvero voluto ricostruire una sua identità dopo il trionfale ciclo dei nove scudetti consecutivi. La smania di inseguire mode e "bel giuoco" di Sarri e Pirlo si è rivelata poco più che una fiammata di entusiasmo priva di basi solide. Una perdita totale del DNA che una volta era marchio di fabbrica: mentalità vincente, rigore, disciplina, perfezionismo e progettualità di lungo termine. Ora domina l’improvvisazione, il caos. Cambiano tecnici, cambiano dirigenti, cambiano obiettivi, e a pagarne il prezzo sono i tifosi e la storia stessa del club. Non solo una squadra in balia degli eventi, ma una società che ha perso ogni credibilità e autorevolezza. I dirigenti vanno e vengono come fossero semplici comparse in uno spettacolo tragicomico, riflettendo la totale assenza di una regia manageriale seria. Basti pensare che Tudor è rimasto più per mancanza di alternative, che per fiducia. Questo è il quadro di un club che naviga alla cieca, senza bussola, senza il coraggio di prendere decisioni nette. La Juventus di oggi è l’ombra macilenta di quella di ieri, una società in crisi profonda che sembra aver dimenticato le proprie radici per inseguire un presente fatto di superficialità e gestione miope. Se non cambierà radicalmente rotta, il rischio è di consegnare definitivamente il nome Juventus alla deriva di una mediocrità senza fine, lontana anni luce da quei fasti che un tempo la resero immortale. La domanda scomoda che resta è questa: esiste ancora la capacità – o la voglia – di rialzarsi? O assisteremo al lento scivolare verso un baratro che rischia di riscrivere la storia bianconera nelle pagine più buie?

 


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