JUVENTUS: IL CAOS REGNA SOVRANO, SERVE UNA SCOSSA VERA O È LA FINE

 


Di Filippo Vagli

La Juventus pare essere sprofondata in un baratro di confusione e incapacità di decidere. Quattro dirigenze diverse, tre (o quattro) allenatori in cinque stagioni: questo è il triste bilancio di un club senza una guida stabile né una strategia chiara. Il risultato? Una squadra allo sbando, un monte ingaggi da vergogna e un peso economico che schiaccia ogni tentativo di ripartenza. La Juventus non ha semplicemente sbagliato strada: ha perso completamente la bussola. La girandola di cambiamenti, spesso imposta da circostanze esterne o da decisioni affrettate della proprietà, ha trasformato il club in un rudere di errori sovrapposti. La gestione di Vlahovic rappresenta il simbolo più lampante di questo fallimento: da salvatore a problema, bruciato da un sistema incapace di valorizzare i propri talenti, preferendo scommesse sbagliate e speculazioni economiche. In questo inferno, Tudor è stato chiamato quasi per caso, un tecnico che Comolli non ha scelto con convinzione ma ha ereditato in corsa, a ridosso di un Mondiale per club da cui era già tutto segnato. E ora la Juventus si ritrova di nuovo con un allenatore non voluto, senza che chi comanda abbia una strategia chiara né il coraggio di assumersi responsabilità. Il mantra è sempre lo stesso: “Serve stabilità”. Ma chi la può garantire in un club che ha avuto più trasformazioni interne che partite giocate? La verità è che la Juventus vive nell’emergenza da anni, e questa emergenza permanente sta consumando giocatori, dirigenti e tifosi. Comolli deve fare molto di più che “aiutare” Tudor: deve smettere di girare intorno alla realtà e decidere se vuole costruire o continuare a distruggere quel poco che resta. Le mosse di mercato estive e le scelte tecniche finora indicano un progetto lontanissimo dall’essere credibile: David e Openda sono le ultime, preoccupanti tessere di un puzzle che non trova il suo posto. E la pazienza? È finita. Alla Juventus non si può più aspettare, ma la fretta di cambiare allenatore ogni tre mesi è stata finora la peggior medicina per un club che ha perso la sua identità e il rispetto nel calcio mondiale. La domanda non è se Tudor sarà esonerato o no, ma se la Juventus saprà alzare la voce e imporre una direzione forte. Perché senza questo, non ci sarà nessun scudetto, nessuna rinascita, solo un suicidio sportivo e societario.

 


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