JUVENTUS, IL RUOLO CHE CHIELLINI NON HA NEL BOARD
Di Filippo Vagli
In ogni società
quotata in Borsa, ciò che conta davvero è il Consiglio di Amministrazione
(CdA). È lì che si prendono le decisioni strategiche, quelle che determinano il
futuro e l’identità dell’azienda. Tutto il resto, per quanto importante, è
accessorio rispetto al ruolo centrale che spetta a chi siede nel board. Per
questo motivo, la mancata entrata di Giorgio Chiellini nel CdA della Juventus
rappresenta una scelta che lascia perplessi e dispiace, specialmente per un
personaggio simbolo come lui, capace come pochi di incarnare i valori e la
storia bianconera. Molti hanno provato a giustificare questa esclusione con la
versione ufficiale che parla di una progressione graduale, di un percorso fatto
di piccoli passi e di un periodo di studio e preparazione. Chiellini, infatti,
ha investito molto nei suoi studi universitari—raggiungendo persino la laurea
magistrale in Business Administration con 110 e lode, con una tesi proprio sul
modello di business della Juventus—segno della sua determinazione a diventare
un dirigente consapevole e preparato. Tuttavia, queste ragioni non bastano a
convincere i tifosi e gli osservatori più attenti. Perché in una realtà dove il
potere passa per il CdA, un uomo con l’esperienza, la leadership e
l’autorevolezza di Chiellini dovrebbe essere lì, a influenzare in prima persona
le scelte che contano, piuttosto che essere relegato a ruoli operativi o
istituzionali di rappresentanza. È vero, l’ex capitano juventino ricoprirà un
incarico importante come consigliere federale della FIGC, rappresentando la
Juventus nei rapporti istituzionali, ma questo ruolo, seppur prestigioso, è
sostanzialmente “fuori dal club” e lontano dalla sala dove si decidono le sorti
bianconere. Alla Juventus di oggi serve più che mai un CdA forte, che metta al
centro la passione e l’identità del club, e Chiellini avrebbe potuto
contribuire da protagonista a questo progetto, non solo con le sue competenze
ma anche con il suo carisma. Invece, è stata scelta una strada diversa, più
prudente e forse più legata a equilibrio e gestione delle complessità
aziendali. Il dispiacere è grande, perché in questa esclusione si percepisce
un’occasione mancata: quella di valorizzare fino in fondo chi ha dato tutto per
la maglia e che ora vuole fare lo stesso per il club, questa volta da
dirigente. In una Juventus che vuole tornare a volare alto, Chiellini nel CdA
non sarebbe stato un accessorio, ma una presenza essenziale.
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