JUVENTUS TRA CRISI E RINASCITA: ALLA RICERCA DELLA PROSSIMA STELLA
Di Filippo Vagli
Da cinque
stagioni la Juventus affronta la più lunga astinenza dal tricolore dall’era
post-Calciopoli. L’ultimo digiuno di questo tipo, negli ultimi cinquant’anni,
si registrò tra il 1986 e il 1995, vale a dire tra l’ultimo scudetto del Trap e
il primo di Marcello Lippi. La storia della Juventus insegna che ogni ciclo
vincente si conclude con una sorta di anticiclo; una fase di transizione,
spesso di durata proporzionale ai successi appena trascorsi. Gli ultimi cinquant’anni
hanno mostrato cicli vincenti diversi per origine e caratteristiche, ma una
cosa accomuna gli anticicli: sono stati periodi segnati da una ricerca a volte
febbrile di soluzioni immediate, quasi sempre figlie di reset radicali a
livello dirigenziale, tecnico o di rosa. Terremoti che hanno prodotto spesso
forti perdite economiche e bruciato professionalità di valore, inghiottite nel
vortice di continui cambiamenti. Quel che è certo è che non esiste un modello
comune per uscire dalle crisi dal momento e la Juventus lo ha fatto in modi,
con uomini e con visioni diverse. Il minimo comune denominatore di ogni
rinascita bianconera è stato però la presenza di una dirigenza con idee chiare,
polso fermo e metodo strutturato. Dal Boniperti negli anni ’70 alla “triade”
negli anni ’90, concludendo con l’epoca Andrea Agnelli dal 2011 in poi.
Boniperti, Moggi, Giraudo, Bettega, Andrea Agnelli, Marotta, Nedved: figure
capaci di imprimere un’identità, uno stile di pensiero e un modo di agire
condiviso da tutto l’ecosistema Juventus, dai dirigenti ai giocatori. Oggi
l’arrivo di Damien Comolli porta nuovi interrogativi: ha avviato il percorso
per uscire dall’attuale anticiclo? Il suo piano contiene le idee e il metodo
giusti? Per ora ciò che appare evidente è la difficoltà di costruire in un
ambiente sempre più impaziente e scettico, dove ogni tentativo viene posto con
assoluto rigore sotto la lente d’ingrandimento. La Juventus è più di una
squadra: è un ecosistema complesso, un’istituzione con un’eredità straordinaria
e un futuro sempre da scrivere. Tuttavia, la storia insegna che la rinascita
non arriva mai per caso, ma attraverso visione, coerenza e un progetto
condiviso che sappia rimettere ordine nel caos. In attesa di vedere se Comolli
saprà incarnare questi valori, la domanda resta aperta: quale sarà la prossima
grande stagione in cui la Juve tornerà a guardare le stelle?



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