LA LEZIONE DI COMO: PERCHÉ LA JUVENTUS DEVE TORNARE AI PRINCIPI TATTICI PERDUTI

 


Di Filippo Vagli

Proviamo ad analizzare le difficoltà tattiche e la "mini crisi" della Juventus di Tudor dopo la sconfitta per 2-0 contro il Como. Nonostante la Juventus abbia registrato il 55% di possesso palla e 15 tiri (contro i 12 del Como), l'analisi dei dati statistici racconta come la Juve abbia tirato in porta solo 3 volte contro le 6 del Como. Molti chiedevano un cambiamento nello schieramento iniziale della Juve, ma Il cambio di modulo è efficace solo in parte, specialmente quando si hanno a disposizione calciatori di alta qualità tecnico - tattica. Quando i calciatori non sono di "qualità estrema," l'allenatore dovrebbe invece rafforzare le certezze tattiche e concettuali l'analista per evitare di esporre la squadra a rischi da evitare. La Juventus aveva iniziato la stagione in modo soddisfacente per quanto riguarda i concetti tattici, in particolare lo sviluppo sugli esterni, ma questi concetti si sono persi nelle partite successive, a partire dal derby d'Italia contro l'Inter, dove la squadra ha iniziato a giocare troppo a specchio rispetto agli avversari. Il recente cambio di modulo ha eliminato le poche certezze rimaste. In fase di possesso, la disposizione della Juve è apparsa confusa e casuale. Si sono creati dei vuoti sia in zona palla che sul lato opposto, costringendo spesso la Juve ad affidarsi al lancio lungo o a giocare in modo lento per la mancanza di giocatori smarcati con un’estrema difficoltà nel trovare le linee di passaggio. Movimenti errati, come il mediano basso (Locatelli) che andava troppo sull'esterno, hanno contribuito a creare ulteriori vuoti centrali, rallentando la manovra e costringendo a frequenti retropassaggi. Problemi che hanno portato a una totale perdita di identità, fluidità ed efficienza nel gioco. Nonostante la Juve abbia effettuato circa 80 passaggi in più del Como, questa statistica è inutile in assenza di efficienza e certezze. Anche l'attacco ha mostrato criticità: il tridente offensivo mancava di profondità. La prima punta, Jonathan David (con Vlahovic in panchina), scendeva troppo incontro, un movimento che non è sostenibile per un attaccante classico in un tridente, a meno che non sia un falso nove con movimenti organizzati per riempire gli spazi liberati. Mentre giocatori come Kenan Yildiz risultavano essere completamente isolati. Analizzando i gol subiti, il primo può essere considerato un episodio, dovuto all'errore individuale di Kalulu e a problemi di attenzione e organizzazione sui calci piazzati. Il secondo gol è stato l’ennesimo indicatore di grossi problemi tattici. La Juve è stata sorpresa da un lancio lungo a causa di una disposizione totalmente verticale e senza senso, frutto del caos generato dalla rimozione delle certezze tattiche. Due giocatori del Como sono bastati per superare la Juve in ampiezza, permettendo l'azione individuale di Nico Paz che ha portato al gol. Una Juventus quella di oggi che appare senza identità, fuori controllo, senza le poche certezze che aveva trovato. L'errore è stato provare a cambiare modulo in una fase non disperata. Urge un cambiamento, che non necessariamente deve riguardare l'allenatore, ma che dovrebbe paradossalmente consistere nel tornare al sistema precedente, lavorando per migliorare e sviluppare i concetti che prima iniziavano a funzionare. In caso contrario, la situazione rischia di compromettere le ambizioni e la guida tecnica già nel mese di novembre.


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