L’ANALISI – JUVENTUS: LA PAREGGITE È SEMPRE PIÚ ACUTA, MA È SOLO LA PUNTA DELL’ICEBERG

 


Di Stefano Dentice

Cinque pareggi consecutivi in otto match fra Serie A e Champions, di cui solo quello con il Milan senza subire gol. Questo, non c’è dubbio, è il dato più lampante per la Juventus di Igor Tudor in un mese e mezzo di stagione, ma non quello più allarmante.

Dopo le tre vittorie di fila ottenute in campionato, dove la Juve ha battuto Parma, Genoa e Inter, la Vecchia Signora ha subìto un drastico ridimensionamento nelle gare successive, tutte pareggiate, con Borussia Dortmund, Verona, Atalanta, Villareal e Milan, pari in cui ha realizzato 8 gol incassandone 8. Troppe le reti prese per una squadra che anela a raggiungere i primissimi posti in classifica e che intende iscriversi prepotentemente alla corsa scudetto.

Rispetto all’avvio di stagione, i bianconeri sono in netto calo sotto tanti punti di vista. Non è una questione caratteriale, temperamentale, ma è soprattutto un problema atletico, fisico e tattico. Specialmente dopo l’esordio in Champions League, dove Madama ha pareggiato all’Allianz Stadium 4-4 contro il Borussia, i primi scricchiolii si sono visti e sentiti, sono venuti a galla con una certa evidenza.

Tutt’oggi Locatelli e compagni sembrano aver perso smalto, brillantezza, ma in particolar modo hanno smarrito quell’alta intensità agonistica che aveva caratterizzato le prestazioni della formazione guidata dall’allenatore croato specie nelle prime tre uscite stagionali.

In questo momento, purtroppo, la Vecchia Signora è scarica sul piano atletico, non riesce ad alzare mai il ritmo sia in fase di possesso che di non possesso. In fase di possesso la manovra è troppo compassata, orizzontale, con molti e inutili passaggi all’indietro, a discapito di quella richiesta di verticalità tanto invocata da mister Tudor. Sono sempre più rare le imbucate e sempre meno numerosi gli attacchi alla profondità, il contributo dei braccetti (Gatti e Kelly), in maniera particolare nelle sovrapposizioni esterne, è meno frequente, la ricerca dell’ampiezza e lo sviluppo sugli esterni sono all’insegna della lentezza e facilmente leggibili per gli avversari.

Ma in realtà è la fase di non possesso ciò che desta davvero serie preoccupazioni. Infatti, quando il primo pressing viene eluso, si crea troppo spazio a metà campo, segno che la distanza fra i reparti non è corretta, sintomo di grave mancanza di equilibrio. Dinamiche, queste, che danno vita a situazioni di campo aperto in cui si avverte la netta sensazione di poter prendere gol da un momento all’altro. Stessa impressione che si ha anche nelle transizioni negative, quando la riaggressione non sortisce l’effetto desiderato. Anche in questo caso si aprono praterie che, troppo spesso, costringono i difensori a fronteggiare i diretti avversari uomo contro uomo, con 40-50 metri di campo alle spalle da coprire.  

Non è una considerazione relativa ai singoli, ma un discorso legato al collettivo che, ad oggi, fatica enormemente a trovare proprio quel giusto equilibrio che per ogni squadra di calcio è di vitale importanza.

Poi c’è anche il risvolto positivo della medaglia: la Juventus è l’unica squadra imbattuta in Serie A, fino ad adesso. Ma sinceramente, osservando le recenti prestazioni, questo dato rappresenta un po’ una sorta di «vittoria di Pirro».

In definitiva, se si vuole davvero compiere il tanto agognato salto di qualità, bisogna necessariamente invertire rotta in fretta e in furia. Sia chiaro, un eventuale cambio di modulo, come ad esempio un passaggio al 4-3-3 o al 4-2-3-1, non è assolutamente detto che funga da panacea.

Dal termine della sosta in poi, (ri)trovare compattezza fra i reparti, con una squadra corta, stretta, capace di intasare le linee di passaggio, in grado di velocizzare la manovra pensando il più possibile in verticale, magari giocando a due tocchi, il tutto nel segno di un’intensità agonistica degna di tale definizione, deve essere il diktat per (ri)tornare a esprimere quella freschezza atletica, brillantezza fisica e identità di gioco che si sono viste all’inizio dell’annata. A prescindere dal sistema tattico che non può e non potrà mai essere l’unica cosa che conta.

 


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