SPALLETTI: L’UOMO DELLA COSTRUZIONE DELL’IDENTITÀ PIU’ CHE DEI MODULI

 


Di Filippo Vagli

I moduli tattici non sono mai stati l’ossessione degli allenatori veramente grandi. Luciano Spalletti lo sa bene: prima di disegnare schemi e configurazioni nel campo, serve plasmare l’anima della squadra. È un concetto che il tecnico di Certaldo porta nel suo DNA dopo 32 anni di carriera tra panchine e campi d’Europa. Se sarà lui a sedersi sulla panchina della Vecchia Signora, Spalletti avrà davanti una sfida importante: valorizzare il patrimonio umano e tecnico a disposizione, non solo inseguendo mode tattiche, ma costruendo una vera identità. È da qui che si parte nella sua idea di calcio: dal gruppo, dalla struttura morale, dal sacrificio. Solo dopo si pensa agli schemi. Il 4-3-3 potrebbe essere la via più confacente alle caratteristiche dei calciatori che compongono la rosa dell’attuale Juventus, ma per Spalletti si può sempre discutere riguardo lo schieramento. L’essenziale è non tradire quei principi non negoziabili: aggressività, intensità, capacità di buttarsi negli spazi. Queste qualità sono incarnate da giocatori come Khéphren Thuram e Teun Koopmeiners (giocatore che voleva portare a Napoli nelle sue stagioni trascorse sotto il Vesuvio), centrocampisti dinamici con il gol nel sangue, pronti a fare la differenza come spesso è accaduto nelle squadre allenate dall’ex C.T. Fabio Miretti, altro talento giovane e versatile, si inserisce in questo profilo ideale. La sua duttilità e il fiuto per il gioco offensivo rappresentano un tesoro tecnico per chi, come Spalletti, vuole una squadra che viva di flessibilità e profondità tattica. Nel reparto offensivo, Kenan Yildiz non potrà non essere la scintilla. Un motore inesauribile, capace di sacrifici e qualità che ricordano certe versioni di Mohamed Salah sotto la guida di Spalletti a Roma. Al suo fianco, figure intriganti come Francisco Conceicao, capace di ripartire velocissimo e aggredire la difesa avversaria, e Zhegrova, pronto a imporsi con la sua qualità e le sue invenzioni una volta a posto fisicamente. E poi c’è un Openda da rivitalizzare per dare alla prima linea bianconera imprevedibilità e movimento, caratteristiche tipiche dell’attaccante belga. Un capitolo a parte merita Jonathan David, il cui inserimento potrebbe essere il rilancio tattico più stimolante: la sua attitudine a sapere legare il gioco, oltreché a far gol, lo rendono perfetto per aiutare la manovra in modo fluido e far segnare i centrocampisti che si inseriscono. Dusan Vlahovic, potrebbe rappresentare una pedina preziosa per gli ultimi venti minuti quando c’è da sfruttare la stanchezza delle difese avversarie; un ruolo che Spalletti sa valorizzare con saggezza. E una volta recuperato Gleison Bremer a spadroneggiare al centro della difesa, la Juventus di Spalletti potrebbe profumare di squadra vera: capace di rinascere partendo dalla solidità del gruppo e dalla valorizzazione dei singoli più che dall’ossessione di uno schema rigido. Un percorso di ricostruzione che il tecnico conosce bene, basato su sacrifici, qualità e organizzazione. Spalletti sa che le grandi rivoluzioni iniziano sempre dal cuore della squadra: con pazienza, coraggio e fiducia, la Juve è pronta a scrivere una nuova pagina di gloria.


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