IL NODO DEL DIRETTORE SPORTIVO: LA SFIDA DELLA JUVENTUS NEL MERCATO DI GENNAIO
Di Filippo Vagli
La Juventus si
avvicina a un passaggio chiave nella sua organizzazione tecnica: la nomina del
nuovo direttore sportivo. Un ruolo apparentemente tecnico, ma in realtà vitale
per il futuro immediato e strategico del club bianconero. Damien Comolli,
amministratore delegato fresco di nomina, si trova tra le mani una lista
ristretta di candidati, ma la scelta non è solo una questione di curriculum o
di reputazione: serve un profilo capace di incarnare una visione, un tessitore
di relazioni, un supervisore dello scouting che sia contemporaneamente a
supporto di Spalletti, senza però ingessare il lavoro quotidiano
dell’allenatore. Marco Ottolini sta emergendo come il favorito indiscusso, e
non è una sorpresa. Il suo passato con la Juventus, dalla gestione del settore
giovanile al presidio della Next Gen fino alla prima squadra, rappresenta un
patrimonio di conoscenze non facilmente replicabile. Ma c’è di più: la sua
esperienza recente al Genoa e l’abilitazione da direttore sportivo a Coverciano
lo rendono formalmente e sostanzialmente pronto a raccogliere questa eredità.
La Juventus non cerca un semplice esecutore, ma un professionista in grado di
capire e anticipare le esigenze di mercato, di mediare con i club esteri e di
dirigere una fitta rete di scouting con precisione e lungimiranza. La scelta di
un DS diverso dal modello tradizionale incarnato da figure come Cristiano
Giuntoli, lascia intendere una Juventus in cerca di innovazione anche in chiave
gestionale. È un segnale di attenzione verso la multidimensionalità del ruolo,
che deve conciliare strategia, scouting e supporto tecnico senza diventare un
ingombro per l’allenatore. Comolli, nel suo recente intervento, ha descritto
chiaramente la situazione: il club vuole accelerare i tempi, presentare il nome
prima di gennaio per evitare vuoti tecnici in una fase di mercato delicata. La
Juventus tiene conto anche della componente umana, perché sa che il direttore
sportivo deve essere un uomo di fiducia, un elemento d’equilibrio in un
ambiente complesso e spesso turbolento. Se dunque Ottolini ha staccato la
concorrenza, è perché incarna questo equilibrio tra competenza tecnica,
esperienza interna e visione esterna. Il suo nome potrebbe segnare un punto di
svolta per la Juventus, un segnale chiaro di ripartenza organizzativa e di
fiducia nel progetto tecnico affidato a Spalletti. In un club che spesso naviga
a vista tra crisi e ambizioni, la nomina del direttore sportivo deve essere più
di un semplice atto burocratico. Deve rappresentare la volontà di riordinare le
idee, di dotarsi di una guida capace di rimettere ordine in una "matassa"
tecnica che comincia a dare segni di sofferenza. La Juventus non può
permettersi tentennamenti, né soluzioni temporanee. Il tempo stringe, ma la
scelta deve essere soprattutto quella giusta. La prossima mossa sullo
scacchiere dirigenziale potrebbe davvero segnare l’inizio di una nuova alba per
la gestione sportiva bianconera, a patto che si scelga chi saprà guardare oltre
il presente, combinando gestione tattica e strategia di medio-lungo termine.



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