IL PROGETTO JUVENTUS-SPALLETTI: PRESSING ALTO, POSSESSO FLUIDO E LAVORO DA FARE NEGLI ULTIMI METRI
Di Filippo Vagli
La Juventus
targata Spalletti si sta delineando gradualmente attraverso una serie di novità
tattiche e metodologiche che testimoniano la volontà del tecnico di imprimere
un’identità moderna e netta al club bianconero. Alle prime tre gare ufficiali,
la conduzione dell’allenatore toscano ha già mostrato segnali chiari di un
cambio di passo rispetto al passato recente, ma anche alcune aree ancora in
fase di assestamento. Il primo elemento di rottura con la Juve di Igor Tudor è rappresentato
dalla posizione di Teun Koopmeiners, schierato tra i tre centrali con licenza
di avanzare in fase di possesso per fungere da raccordo interno. Il suo ruolo
rivela la scelta del tecnico di privilegiare qualità tecnica e dinamismo nella
costruzione, lasciando trasparire un’idea di sviluppo futura verso un eventuale
passaggio a una difesa a quattro con Koopmeiners regista basso. Si tratta di un
cambiamento tattico non secondario, che evidenzia la ricerca di fluidità e
rapidità nell’impostazione del gioco. Principi di gioco che penalizzano Manuel
Locatelli, dal momento che il capitano bianconero pur assicurando un ottimo equilibrio
in termini di copertura e aggressività, mostra limiti nel primo passaggio e
nella capacità di dare ritmo alla manovra. A tal proposito non ci sarebbe da
stupirsi se Spalletti nel ruolo di metronomo del centrocampo si orienterà nella
valorizzazione di giocatori in grado di accelerare lo sviluppo offensivo con
scelte precise e rapide, incarnate proprio nel centrocampista olandese. In fase
offensiva, la Juventus ha dimostra qualche segnale di maggior vivacità
soprattutto nei reparti esterni, come evidenziato dalle proposte di Zhegrova.
Tuttavia, persiste qualche problema di equilibrio tattico legato
all’interazione tra giocatori come Yildiz e Cambiaso, con spazi che non sempre
vengono sfruttati al meglio. Questo aspetto lascia intravedere la necessità di
ulteriori affinamenti, soprattutto in vista di possibili alternative di modulo
come il 4-3-3, che potrebbe garantire bilanciamenti più efficaci tra ampiezza e
densità centrale. Altro punto focale evidenziato dalle prime partite della
gestione Spalletti è la scarsa incisività negli ultimi metri. Il dialogo
offensivo manca ancora di aggressività nella ricerca della conclusione da fuori
area e di un sostanzioso riempimento dell’area di rigore per sfruttare cross e
seconde palle. Una criticità che condiziona la capacità complessiva di
finalizzazione e rappresenta uno degli obiettivi su cui la Juve dovrà lavorare
per trasformare la supremazia territoriale in gol. Anche sul piano difensivo si
registrano sia fragilità nella fase di riaggressione che nella pressione (non
sincronizzata), con momenti della gara in cui la squadra non riesce a recuperare
rapidamente il pallone, rischiando sulle ripartenze avversarie. Transizioni
nelle quali Spalletti richiede maggiore compattezza e cattiveria agonistica,
fattori fondamentali per completare il processo di modernizzazione della
squadra. Una Juventus che si configura come un progetto ambizioso e in
progressiva costruzione, impostato su principi di gioco moderni: possesso palla
pulito, pressing alto e difesa aggressiva. La direzione tattica è chiara, ma
per rendere questa Juve vincente e da titolo sarà fondamentale coniugare
qualità tecnica, precisione negli ultimi metri e una ferrea intensità mentale
in ogni fase del gioco. Le prime novità rappresentano quindi un solido punto di
partenza, da cui si attende un ulteriore salto di crescita nelle settimane a venire.



Commenti
Posta un commento