L’ALGORITMO DI COMOLLI DIVIDE, MA LA JUVE NON PUÒ PERDERE IL PROPRIO DNA
Di Filippo Vagli
Nella Juventus
di oggi, la parola d’ordine è innovazione, e il nuovo amministratore delegato Damien
Comolli, ha portato una ventata di tecnologia con l’uso massiccio degli
algoritmi. I dati non sono più solo numeri, ma strumenti decisivi per guidare
scelte che spaziano dai rinforzi sul mercato alla prevenzione degli infortuni
passando per i calci piazzati. Una rivoluzione che ha suscitato non poche
polemiche e timori tra i tifosi e gli addetti ai lavori. Comolli, già noto per
aver utilizzato metodi analitici rigorosi al Tolosa, non si nasconde: “Chi mi
sceglie sa come lavoro”. Il suo approccio, fondato sull’intelligenza
artificiale, ha però acceso il dibattito su cosa significhi preservare la
storia e l’identità bianconera, forgiata in un secolo da grandi dirigenti
capaci di scovare talenti con l’occhio e l’esperienza più che con i numeri. Il
problema non è certo l’uso dei dati, ma il rischio che questi diventino l’unico
metro di giudizio, mettendo in ombra il lato umano, la sensibilità e la
conoscenza che restano insostituibili nel calcio. Lo dimostrano esempi concreti
come l’attaccante Openda, che ha faticato a replicare in bianconero le
prestazioni del Lipsia, o David in Serie A, casi in cui l’algoritmo non riesce
a prevedere il contesto e l’adattamento. Al contempo, nella stagione attuale,
la Juve ha una missione urgente: mettere ordine e ritrovare la competitività.
Luciano Spalletti, chiamato a guidare la squadra in un momento di transizione
economica e tecnica, deve realizzare un piano da cento milioni di euro. Questa
cifra si divide in due obiettivi fondamentali: salvare la partecipazione alla
Champions League della stagione in corso, fondamentale per i ricavi immediati,
e garantire la qualificazione alla prossima edizione 2026-27, fondamentale per
il sostegno finanziario e la sostenibilità futura. Una sfida, quella dell’attuale
della Juventus che si può sintetizzare così: integrare il potere della
tecnologia senza intaccare la storia e l’identità del club, mentre si lotta con
Spalletti per riconquistare il vertice. L’algoritmo può essere un’arma, ma se
diventa padrone rischia di cancellare la tradizione di cui la Signora va fiera.



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