L’IMPORTANZA DI KENAN YILDIZ E L’ATTEGGIAMENTO RISCATTATO: LA NUOVA JUVE DI SPALLETTI

 


Di Filippo Vagli

Il match contro il Bodo ha rappresentato una svolta fondamentale per la Juventus di Spalletti, che ha cambiato volto grazie ad alcune scelte decisive dell’allenatore nel secondo tempo. Su tutte, il ritorno in campo di Kenan Yildiz, un talento che solo poche settimane fa sembrava sprofondato in una crisi di forma e motivazione, quasi assente dal gioco e costretto a guardare i compagni dalla panchina. Quella visione a Firenze di un Yildiz opaco e fuori ritmo ha lasciato il posto a un fuoriclasse dinamico e ispirato, capace di richiamare la magia di un Del Piero dei tempi migliori. La sua capacità di creare superiorità tecnica ha fatto vacillare una difesa norvegese fino a quel momento impenetrabile. Un ritorno atteso, che però porta con sé un avvertimento importante: Kenan non può più essere una presenza intermittente. Per diventare leader indiscusso serve continuità, quella che il giovane talento deve imparare a gestire con la consapevolezza di chi punta in alto. Tuttavia, Yildiz da solo non basta. Il cambio che ha rivoluzionato la Juve non è stato solo tecnico, ma soprattutto mentale. L’ingresso di un nuovo “giocatore” in campo, l’atteggiamento, ha segnato una rivoluzione altrettanto potente. In anni recenti, anche sotto allenatori come Motta e Tudor, la Juventus aveva mostrato troppa cautela e paura di osare, bloccandosi di fronte a sfide complesse. Spalletti ha chiesto ai suoi ragazzi di prendersi la partita in mano, di non restare passivi di fronte agli eventi. E la risposta è stata immediata. Questa Juve, pur con le sue imperfezioni tattiche e gli evidenti limiti di organico, ha dimostrato di poter esprimere una superiorità netta quando trova coraggio e aggressività. Non può accontentarsi di un ruolo da comprimaria, soprattutto in Serie A e in Champions. Il calendario offre occasioni propizie per consolidare questa nuova identità: le gare che arrivano richiedono convinzione e un approccio propositivo, per lanciare un segnale chiaro. Spalletti ora deve trasformare questa scintilla in fuoco stabile: far sì che Yildiz sia veramente il titolare e mettere in campo chiunque possa aiutare a consolidare un gruppo più deciso. Solo così si potrà pensare a un salto di qualità vero, a una Juventus capace di lottare con orgoglio fino alla fine. Non più la squadra timorosa e appesantita dal passato, ma una formazione consapevole di cosa può diventare. Se il messaggio rimarrà solo una risposta sporadica d’orgoglio, allora le illusioni svaniranno presto. Ma se questa nuova Juve saprà mantenere questo spirito, potremo finalmente parlare di una rinascita reale e di un futuro europeo più credibile. Quale sarà il prossimo passo di Spalletti per assicurare continuità a questo cambiamento? Servirà anche una guida a centrocampo, un altro leader oltre a Yildiz. Nei prossimi giorni capiremo se la Juventus riuscirà a costruire la sua nuova personalità e ad allontanare definitivamente quell’ombra di insicurezza che negli ultimi anni ha limitato il suo potenziale.


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